Alla fine del 2014 le adesioni alle forme pensionistiche complementari erano 6,5 milioni (pari al 29,4% degli occupati), con un aumento del 5,4% rispetto all’anno precedente determinato dall’incremento delle adesioni individuali ai Pip (piani individuali pensionistici) e ai fondi pensioni aperti. Tuttavia aumentano gli iscritti ai fondi pensione che non versano contributi: nel 2014 sono stati circa 1,6 milioni, mentre nel 2013 erano 1,4 milioni. 

E’ quanto emerge dalla relazione annuale della Covip, presentata ieri mattina dal presidente Francesco Massicci, in cui si spiega che i fondi negoziali hanno 1,9 milioni di aderenti, quelli aperti oltre 1 milione, e i fondi preesistenti 650.000; i Pip hanno superato i 2,4 milioni di aderenti. 

Nel settore dei fondi negoziali, sottolinea la Covip, si scorgono segnali di dinamismo. E’ atteso un aumento delle adesioni nel settore edile, dove è stato introdotto un meccanismo di adesione automatica innovativo che prevede il coinvolgimento, mediante il versamento del contributo datoriale, di tutti i lavoratori dipendenti del settore, per 
una platea di riferimento pari a circa 500.000 unitá. 

Nel 2014 le forme pensionistiche complementari hanno riportato rendimenti positivi, beneficiando del buon andamento dei mercati finanziari, sostenuti dalle politiche monetarie espansive e dalle migliorate condizioni dell’economia globale. 

In particolare, i fondi pensione negoziali e quelli aperti hanno ottenuto in media rendimenti pari rispettivamente al 7,3 e al 7,5%; i Pip “nuovi” di ramo III hanno guadagnato il 6,8%; quelli di ramo I il 2,9%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del Tfr, al netto dell’imposta sostitutiva, si è attestata all’1,3%. 

“A oltre 20 anni dalla loro istituzione – sottolinea la Covip – i fondi pensione costituiscono una radicata presenza nell’economia del Paese, con autonomia decisionale e finanziaria. Sono però destinate a ridursi le aspettative di guadagno sui titoli a reddito fisso, che hanno costituito la forma prevalente di impiego delle risorse delle forme pensionistiche complementari. Oggi, dunque, la propensione dei fondi pensione verso il mercato obbligazionario rappresenta un fattore di criticitá. Massimizzare i rendimenti netti entro rischi ‘accettabili’ rende necessario guardare a strumenti finanziari con un profilo di rischio piú elevato, ma piú redditizi”. 

La Covip chiede quindi “un deciso ‘salto di paradigma’: nei processi organizzativi interni; nella capacitá di gestire i rischi e di fronteggiare la concorrenza; nell’orientare le politiche di investimento verso un’allocazione piú adeguata all’evoluzione del mercato, mantenendo comunque un’offerta ampia e coerente con le finalitá previdenziali perseguite; nella ricerca di dimensioni adeguate, che siano funzionali agli interessi degli iscritti. Emerge quindi la necessitá di un efficientamento di tutto il sistema dei fondi pensione e degli enti previdenziali privati, obiettivo cui può concorrere anche una maggiore dinamica concorrenziale fra le diverse forme pensionistiche”.