Pagina a cura di Francesca Vercesi 

 

In attesa dei dati ufficiali di chiusura di fine 2014, le previsioni sul mercato italiano del private banking sembrano essere più che positive. Secondo le stime raccolte da Aibp, associazione italiana private banking, da una parte la ricchezza delle famiglie Hnw è cresciuta raggiungendo, secondo le stime, i 985 miliardi di euro grazie soprattutto all’effetto performance dei portafogli.

Dall’altra parte anche il mercato servito dagli istituti di Private Banking è cresciuto, nel 2014 gli asset in gestione delle banche private sono aumentati complessivamente di 31 miliardi rispetto a dicembre 2013 raggiungendo i 503 miliardi. Si registra per il mercato Private un micro trend di crescita considerando che dal post crisi 2011 gli asset sono aumentati di circa 90 miliardi, l’andamento è stato costantemente positivo e mediamente pari al 6,7% annuale (dato esattamente uguale alla crescita dal 31 dicembre 2014 rispetto al 31 dicembre 2013). Con buona soddisfazione degli operatori, la crescita del 6,7% del 2014 è dovuta in parte alla gestione dei portafogli che, seppur in un periodo di tassi ridotti, hanno registrato un +3,9%, e in parte al +2,7% di raccolta netta che ha portato sotto la gestione delle banche private ulteriori 13 miliardi mettendo in evidenza l’ottimo lavoro fatto dalle reti commerciali. Di questo lavoro ne beneficia anche l’evoluzione della quota di mercato Private data dal rapporto tra la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane target e gli asset gestiti dalle banche private.

L’evoluzione ci permette di vedere come i modelli di private banking siano continuamente in grado di intercettare una quota sempre maggiore della ricchezza target.

Un progressivo spostamento del risparmio verso la raccolta gestita e i prodotti assicurativi.

I macrotrend del mercato finanziario e l’evoluzione normativa stanno andando nella stessa direzione accompagnando l’industria del private banking a un abbassamento del rischio legato a una eccessiva rotazione degli investimenti tramite uno spostamento progressivo del core business del settore dall’attività di negoziazione e collocamento all’attività di gestione e consulenza. A fine 2014 si assiste infatti a una redistribuzione delle raccolte di settore che vede scendere l’amministrata al 34%, la gestita salire al 37,6% e i prodotti assicurativi sfondare il tetto del 10% (11,1%) grazie alla loro flessibilità contrattuale e ad alcuni vantaggi fiscali o successori rispetto agli altri strumenti. In particolare, se si entra nel dettaglio e si analizza la composizione dei portafogli private in Italia, secondo le rilevazioni svolte trimestralmente dall’ufficio studi, le gestioni patrimoniali rappresentano il 18,4% e i fondi comuni di investimento il 18,5%, tra i quali il 42,1% è rappresentato ancora da fondi obbligazioni, dato in decrescita costante da tre anni. (riproduzione riservata)