“Sarebbe opportuno semplificare le norme fiscali sui fondi pensione e ripensare la tassazione dei rendimenti”. E’ quanto afferma il responsabile Servizio Vita e Welfare dell’Ania, Luigi Di Falco, ascoltato ieri dalla commissione bicamerale sul controllo degli enti gestori di forme previdenziali.

Di Falco ha sottolineato la necessità di “azioni più coerenti e incisive volte a rivitalizzare le adesioni, evitando misure controproducenti come quelle introdotte nella legge di stabilità” ed ha rilevato che “il livello raggiunto dai flussi contributivi (circa 13 miliardi versati nel 2014 a forme pensionistiche complementari) appare insufficiente a costituire in prospettiva pensioni adeguate”.

Ha ricordato ancora che su quasi 6,6 milioni di iscritti sono ben 2,9 milioni quelli che hanno dati fiducia ad un piano di previdenza assicurativo, anche se sono molti gli iscritti che nel 2014 risultano aver smesso di versare contributi.

Se consideriamo anche gli iscritti ai fondi aperti istituiti da imprese di assicurazione e ai fondi 5 dedicati agli addetti del comparto delle assicurazioni, nonché il ruolo svolto dalle assicurazioni in qualità di gestore professionale delle risorse e delle pensioni erogate da altre forme, risulta evidente come il settore assicurativo sia il principale interlocutore al quale i cittadini e le aziende si rivolgono per integrare le prestazioni previdenziali del sistema pubblico.

Se l’andamento positivo dei mercati osservato nell’ultimo anno e l’afflusso di nuovi contributi al netto delle uscite hanno comportato l’aumento delle risorse destinate alle prestazioni per un complessivo 12,4%, è vero anche che si tratta comunque di volumi ancora contenuti, pari a circa 131 miliardi (cfr. la seguente tabella), l’8,1% del PIL nominale e il 4,3% del risparmio finanziario al netto delle passività detenuto dalle famiglie italiane.  

“Sono livelli insufficienti per un paese che vuole dotarsi di un sistema di welfare moderno e per coprire i bisogni previdenziali che saranno via via più evidenti per le future generazioni che giungeranno al pensionamento a seguito di carriere discontinue. Anche il livello raggiunto dai flussi contributivi (circa 13 miliardi versati nel 2014 a forme pensionistiche complementari) appare insufficiente a costituire in prospettiva pensioni adeguate. L’esigenza di dotarsi di una pensione complementare rimane indifferibile, soprattutto per larga parte di giovani, donne, lavoratori delle piccole e medie imprese.   È necessario uno sforzo collettivo di tutte le parti interessate verso il comune obiettivo di rivitalizzare le adesioni”.

L’Ania ha proposto, inoltre, di prevedere un “alleggerimento del carico fiscale del carico fiscale gravante sui prodotti di risparmio con orizzonte temporale di lungo termine purché caratterizzati da una componente investita nell’economia reale, con un periodo minimo di detenzione, ad esempio pari ad almeno cinque anni”.

Altre considerazioni di Ania hanno riguardato lo sviluppo della sanità e dell’assistenza integrativa, con proposte per una nuova universalità selettiva del sistema pubblico; uno sviluppo del ruolo delle forme sanitarie integrative e un testo unico delle loro disciplina; una maggiore trasparenza su qualità e performance delle strutture sanitarie.