di Anna Messia

Sace è pronta a sfruttare fin da subito le nuove possibilità concesse dal decreto competitività pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. In particolare nella parte che consente alle imprese di assicurazione, ed esplicitamente a Sace, di concedere direttamente credito alle imprese (vedere anche Contrarian a pagina 18).

Benché la tensione sugli spread dei titoli governativi italiani sia ormai rientrata, l’export italiano risente infatti ancora di un gap di competitività rispetto alle condizioni di finanziamento offerte dai principali Paesi concorrenti. «Per un’impresa italiana che partecipa a una gara estera con il supporto di una società di export credit lo spread medio del finanziamento è di 160 punti base sopra il tasso di riferimento, rispetto agli 85 punti della Francia, ai 65 della Germania e addirittura ai 35 punti degli Stati Uniti», ha osservato ieri l’ad di Sace, Alessandro Castellano, chiamato in commissione Bilancio alla Camera. In pratica è «come se i tedeschi facessero una corsa partendo con 100 metri di vantaggio», ha aggiunto. La possibilità concessa a Sace di elargire direttamente credito alle imprese «dovrebbe consentire di ridurre questo gap», ha dichiarato Castellano, permettendo alla società di export credit italiana di dotarsi di un nuovo strumento che gli altri operatori esteri simili a Sace utilizzano già da tempo, prima tra tutti l’americana Us Ex Im Bank, che negli ultimi cinque anni ha erogato 35 miliardi di dollari di finanziamenti. Certo, prima di poter iniziare a concedere crediti, serviranno i regolamenti attuativi di Ivass, l’autorità di controllo del settore che dovrà fissare limiti e paletti per l’ingresso nel credito da parte delle assicurazioni che, in ogni caso, dovranno essere affiancate dalle banche nella scelta dell’impresa da finanziare con gli che istituti dovranno assumersi una parte preponderante del rischio. Ma secondo Castellano si sta andando nella giusta direzione e certamente positiva è anche la norma del decreto che scioglie il nodo delle garanzie dello Stato per le operazioni non di mercato. Una questione che andava obbligatoriamente risolta prima dell’avvio del processo di privatizzazione da parte di Cassa Depositi e Prestiti. A questo punto il quadro per Sace è più chiaro, tanto che «il piano industriale potrebbe essere pronto prima dell’estate», ha concluso Castellano. (riproduzione riservata)