Sanità pubblica e sanità privata. Una funziona male, con sprechi e disorganizzazione, l’altra fa paura perché regolata dalla legge di profitto. Ma più che in competizione, i due sistemi devono essere visti come integranti l’uno dell’altro. In Italia, secondo l’11° rapporto annuale «Ospedali&Salute 2013», sono 211 mila i posti letto, ripartiti tra pubblici (70%) e privati accreditati (30%), che fanno capo a 1.125 strutture ospedaliere, con 67,9 milioni di giornate di degenza fornite. La spesa ospedaliera pubblica complessiva nel 2011 è stata di 61,6 miliardi, di cui il 14,4% per le strutture ospedaliere private accreditate. Ma per il prossimo periodo l’andamento stimato indica un tasso medio di crescita annuo dell’1,9% a partire dal 2014 fino al 2017. Un aumento della crescita che tuttavia non si ripercuoterà sull’incidenza sul pil (oggi stabile attorno al 7%) ma segnerà addirittura una contrazione al 6,7% nel 2017. Ma uno dei principali problemi che la sanità deve affrontare è la gestione dei rimborsi tale da rendere il più efficiente possibile il sistema: se è vero, infatti che gli ospedali pubblici hanno un sistema di rendicontazione che rende difficile effettuare misurazioni e controlli sull’effettiva spesa sostenuta, è vero anche che il privato subisce una sottotariffazione delle prestazioni fornite del 15-20% rispetto alle aziende ospedaliere pubbliche. Se si riuscisse a ridurre anche solo in parte questa inefficienza e uniformare il sistema dei rimborsi, si potrebbe avere un risparmio sulla spesa ospedaliera complessiva compreso tra il 4,6% e il 9%, quindi dai 2,8 ai 5,5 miliardi di euro. (riproduzione riservata)