di Maurizio Bufi*   

Quella su Enasarco è una battaglia che non lasceremo né incompiuta né perduta. Sono molti anni che Anasf lotta contro l’assurdo giuridico della doppia contribuzione previdenziale obbligatoria dei promotori finanziari e continuare il lavoro svolto dai miei predecessori in questo ambito è un compito che sento forte e un impegno di responsabilità dovuta alla categoria che rappresentiamo.

Se nel 1977 la nostra Associazione è nata con lo scopo primario di vedere riconosciuta una professione e una professionalità allora nuova, lottando su tutti i fronti per ottenere l’istituzione dell’Albo dei promotori finanziari, avvenuta poi con la Legge 1/91 sulle Sim, il ruolo di Anasf nel corso dei decenni che si sono susseguiti, di rappresentanza degli interessi morali ed economici della categoria, ha trovato espressione anche in questa annosa questione che ci vede protagonisti.

Ne abbiamo provate tante di strade, come nello scorso servizio di copertina di PF, uscito il 31 maggio, è stato raccontato. Oggi la strategia è cambiata, le alleanze costituite, gli obiettivi confermati. Uscire da Enasarco è oggi una delle mete che sentiamo con maggiore vigore di raggiungere. Il mondo politico sembra prestare l’orecchio a questa nostra voce: dalla senatrice Lucrezia Ricchiuti, del Partito democratico, che ha presentato lo scorso 12 giugno al Senato la proposta per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione del patrimonio della fondazione Enasarco negli esercizi dal 2006 a oggi, all’onorevole Alfonso Bonafede (M5S), che ha depositato lo scorso 19 giugno alla Camera dei Deputati una nuova interrogazione sull’ente, per citare i più recenti (in questa pagina gli approfondimenti).

Abbiamo cercato con forza una netta presa di posizione del Governo con la richiesta di commissariamento di Enasarco, presentata il 21 maggio in collaborazione con Fiaip e Federagenti e anticipata il 30 aprile all’Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

Le richieste della nostra Associazione le voglio ribadire qui, perché credo che il buon esito della battaglia intrapresa derivi anche da una consistente azione di sensibilizzazione attraverso tutti i canali, e quindi anche quello dei media, del problema che rileviamo e delle argomentazioni che portiamo nelle sedi di competenza. Anasf ha sempre sostenuto e continua a rilevare che:

a) avere un contratto di agenzia non significa necessariamente essere assimilati agli agenti e rappresentati di commercio quanto ai profili previdenziali;

b) i promotori finanziari non devono avere due previdenze obbligatorie, ambedue a ripartizione;

c) la Legge 662/1996 individua l’iscrizione alla gestione commercianti dell’Inps come l’unica forma di previdenza obbligatoria per gli iscritti all’Albo dei promotori finanziari;

d) i promotori finanziari intendono utilizzare più proficuamente, per una previdenza complementare a capitalizzazione, i contributi liberati dall’obbligo di versamento a Enasarco.

Riteniamo quindi opportuna una revisione dell’attuale sistema previdenziale della categoria dei promotori finanziari che preveda un’eliminazione della doppia contribuzione a Inps ed Enasarco e che comunque comporti una semplificazione del regime previdenziale. Inoltre, contestiamo i pessimi risultati del patrimonio finanziario, la cui gestione, come noto, è stata attraversata da episodi che ne hanno compromesso un sano ed equilibrato sviluppo, come pure la velleitaria campagna di vendita del patrimonio immobiliare dell’ente, le cui stime sono state ampiamente disattese dai riscontri effettivi. A tal proposito, Anasf, al fine di superare definitivamente le criticità summenzionate, che sono solo le più evidenti, chiede di affrontare con coraggio e determinazione la situazione, proponendo:

l commissariamento dell’ente, possibilità contemplata dalla Legge in caso di mancato raggiungimento della sostenibilità finanziaria cinquantennale;

l conseguentemente, la confluenza dell’Enasarco in un Ente che verrà individuato. Ciò comporterebbe il duplice risultato di garantire immediate e consistenti riduzioni di spese e di uniformare e migliorare le prestazioni previdenziali, con l’ulteriore benefico effetto di eliminare in automatico il problema «Silenti», riconoscendo loro un trattamento con almeno cinque anni di versamento e la possibilità di totalizzare i contributi accantonati.

L’impegno a continuare questa battaglia è una promessa che Anasf fa ai suoi iscritti ma anche ai promotori finanziari tutti, in qualità di rappresentante della categoria.

* presidente di Anasf