da Berlino Roberto Giardina  

 

Milioni in viaggio, code di decine di chilometri sulle autostrade, è il lungo week end di Pentecoste, che è il Ferragosto tedesco. Si parte, ma che cosa ci attende al rientro? Qui si è tradizionalmente pessimisti: gli italiani si preoccupano di giungere alla fine del mese, i connazionali di Frau Angela temono per i loro risparmi.

La borsa vola al massimo di tutti i tempi, ma è una conseguenza dei tassi bassi, anzi negativi, decisi dalla Banca Europea di Mario Draghi per salvare dalla crisi i paesi che i tedeschi ritengono siano peccatori, la Spagna, la Grecia, l’Italia e ora anche la Francia di Monsieur Hollande, che in realtà sta oggi peggio degli italiani.

«Ci attende una vecchiaia in povertà?» si allarma in prima pagina la popolare «Bild Zeitung». I fondi pensione non rendono quasi più nulla, tra qualche anno avremo molto meno di quanto speravamo, e a cui avremmo avuto diritto. E misero è il rendimento delle assicurazioni sulla vita e dei fondi risparmio per la casa, mentre i prezzi degli alloggi continuano ad aumentare, colpa sempre degli stranieri che li comprano per speculare.

 

Consigli e previsioni sono contrastanti. «Quando arriverà il crash?» si chiedono le Cassandre sui giornali economici. E anche sui settimanali femminili. Prima o poi arriverà senza dubbio, si rispondono da soli. Lo leggevo anche prima di Natale, ma intanto l’indice Dax della Borsa di Francoforte ha continuato la sua ascesa inarrestabile. La settimana scorsa, per la prima volta, ha superato di un soffio quota 10 mila, un anno fa si era intorno a 7.500, e si guardava agli 8 mila come una meta irraggiungibile. A dicembre si era oltre i novemila. E dal 2008 l’indice è raddoppiato, il valore delle società quotate è cresciuto di 410 miliardi, pari al 7% del patrimonio posseduto dai tedeschi. Come se ognuno, neonati compresi, in questi sei anni avesse guadagnato cinquemila euro.

 

Gli ottimisti hanno messo ora l’asticella a quota 12 mila. «Il Dax potrà continuare a salire ancora a lungo», assicura la «Frankfuter Allgemeine». La rivista della Deutsche Bank intitola: «Aktien bieten witer Aufwärtspotenzial», «le azioni offrono ancora un potenziale in avanti». In realtà, nonostante il boom, su 30 titoli che compongono il Dax, 18 non hanno ancora raggiunto il loro massimo. Gli esperti della banca consigliano di puntare a livello regionale. La Germania profonda rimane solida. Il pil continuerà a crescere di sicuro almeno fino al 2016, informano gli istituti di previsione economica, nonostante la crisi in Ucraina e le sanzioni volute da mister Obama contro Putin, che colpiscono inevitabilmente gli europei occidentali e non gli americani. La Germania, primo partner della Russia, ha perso già 5 mila miliardi in commesse, ma il colpo è stato assorbito senza drammi.

 

Esploderà anche la bolla immobiliare? No, si assicura. Nell’ultimo anno, gli affitti a Berlino sono saliti ancora del 14%. I prezzi non sono più quelli di 4 o 5 anni fa, ma continuano a salire. Perché invece di pagare l’affitto non vi comprate la vostra casa? Suggerisce la pubblicità. I mutui sono a un interesse basso come non mai, sempre grazie alla Bce di Herr Draghi. L’immobiliare non aveva mai attratto i tedeschi, perché indebitarsi quando si trova sempre un appartamento dove si vuole, a un affitto conveniente?

Neanche la metà vive in un alloggio di proprietà, ma ora si cambia. Una casa di proprietà, si spiega, è anche una garanzia per la vecchiaia mentre diminuisce la speranza di avere una pensione dignitosa. «Da vecchi saremo tutti poveri?» domanda ancora la «Bild». Si dovrà lavorare fino a 70 o 75 anni? «Das Ende des Sparens», è la fine del risparmio, intitola la «Welt am Sonntag». I tedeschi rimangono fedeli al loro libretto anche se rende pochissimo, e solo nell’ultimo anno hanno perso in interessi oltre 15 miliardi di euro.

 

Ma nonostante le raccomandazioni e i consigli, sono pochi quelli che si fanno tentare dalla Borsa: in passato sono rimasti scottati e non si fidano. Nell’ultimo anno, l’indice è salito del 25 per cento, ma gli azionisti sono diminuiti di 600mila. Forse domani i piccoli risparmiatori si lasceranno tentare.

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