Adriano Bonafede

R aggiungere con un anno d’anticipo il target fissato dal piano industriale per le cessioni programmate non è da tutti. Soprattutto se queste cessioni ammontano alla bellezza di 4 miliardi di euro. Ma Mario Greco è avviato a centrare questo obiettivo con la sudata vendita della banca svizzera Bsi a Btg Pactual intorno a 1,4 miliardi di euro. L’accordo è già completo, ma ora tutto è nelle mani del regolatore svizzero, che dovrà autorizzare l’operazione. I tempi sono imprevedibili. Ma, salvo sorprese dell’ultim’ora, il target sembra raggiunto. Certo, la vendita ha dato luogo a una minusvalenza ma ciò si deve al fatto che, quando fu acquistata nel 1998, le banche avevano valutazioni molto più alte. Di fronte a questa notizia, il mercato sembra però non apprezzare o apprezzare molto poco, con una leggera ripresa del titolo (più 3,97 per cento nell’ultimo mese)che però non cambia la sostanza: negli ultimi sei mesi l’azione del Leone di Trieste è rimasta sostanzialmente stabile intorno a 16-16,70, dopo la gran corsa al rialzo avvenuta nel 2012 (dopo e in conseguenza dell’arrivo di Greco, manager che ha sempre goduto della fiducia dei mercati) e fra giugno e ottobre del 2013. Tuttavia qualche segnale di risveglio d’attenzione da parte degli analisti c’è. Nei giorni scorsi Morgan Stanley ha alzato sia la raccomandazione (a equal-weight da underweight) che il target price (da 16,01 a 17,25 euro), evidenziando come

 

“Generali abbia compiuto notevoli progressi nell’attuazione della sua strategia di turnaround”. In occasione della presentazione dei risultati del primo trimestre 2014, Deutsche Bank (confermata raccomandazione “buy” e target price a 19,80 euro), ha sottolineato “la qualità dei risultati raggiunti e gli effetti positivi del piano di riorganizzazione messo in atto dalla Gruppo”. Infine, Bank of America Merrill Lynch (confermata raccomandazione “buy” e target price a 19,00) ha messo in rilievo come Generali abbia registrato i migliori progressi rispetto ai competitor. Barclays (confermato “overweight” e target price a 19,20 euro) ha evidenziato come i risultati del primo quarter rappresentino “una buona partenza in un anno di svolta per Generali”, e come il management “abbia messo in atto tutte le operazioni chiave per avviare la definitiva ristrutturazione del gruppo”. È dunque possibile che nelle prossime settimane il titolo si mostri più reattivo che nell’ultimo semestre, soprattutto dopo che la vendita di Bsi sarà stata archiviata e gli 1,4 miliardi entrati nelle casse della società. Tuttavia, secondo alcuni analisti – fermo restando il giudizio positivo sull’azione manageriale svolta da Greco, di recente risultato al quarto posto nel sondaggio annuale Thomson Reuters Extel 2014 fra i 25 top ceo europei – ci sono anche fattori più generali diversi dalla singola storia aziendale. “La discesa dei tassi – dice Matteo Ghilotti di Equita Sim – non è mai una cosa positiva per le compagnie d’assicurazione”. Non è un caso, infatti, che da inizio anno non sia soltanto il titolo Generali in leggera perdita ma anche e soprattutto quello dei suoi peers, e cioè Allianz (meno 5,5 per cento) e Axa (meno 11,2). “Mentre – ricorda un altro analista – l’intero indice Insurance Eurostoxx è da inizio anno calato del 2 per cento”. Inoltre, “il nuovo contesto regolamentare – spiega Ghilotti – induce le compagnie a detenere meno azioni, che assorbono più capitale, e ad avere più titoli di Stato. Ma, appunto, è qui che i bassi tassi giocano un ruolo negativo. Del resto, quando il rendimento dei titoli di Stato italiani passa dal 4 al 2,8 per cento in un solo anno, c’è un impatto negativo sui conti e sulla redditività di una compagnia”. Sarà anche per questo generale momento negativo delle assicurazioni europee che alcuni analisti hanno attribuito al titolo Generali un “sell” o un “underperform”. Lo ha fatto di recente Sanford C. Bernstein & Co., che ha fissato il più basso target price in assoluto, 12 euro. E lo ha fatto Mediobanca che però tiene il target price a 16 euro, mentre Day by Day lo ha abbassato a 15,25. I “sell” sono comunque più di un terzo (34,38 per cento), secondo il consensus di Bloomberg. A dominare sono gli “hold” con il 37,19 per cento, mentre i “buy” sono il 28,6 per cento. In questo contesto (forse nessuno aveva mai immaginato che i tassi potessero scendere così tanto), Greco è costretto ancora di più a lavorare sul fronte dei costi. “Ed anche – spiega Ghilotti – a studiare misure sul fronte dei ricavi lanciando, come ha fatto, nuovi prodotti vita con un mix tra polizze tradizionali e unit linked (che comportano commissioni più elevate)”. Prosegue intanto il lungo lavoro di ripatrimonializzazione, visto che Generali ha storicamente il livello più basso di Solvency 1 rispetto ad Axa e ad Allianz. Grazie anche alle dismissioni in corso, il Leone di Trieste è ben posizionato per raggiungere nel 2015 il target del 160 per cento in maniera stabile e strutturale. A fine marzo scorso era del 152 per cento e a fine aprile era già a 160. Continua anche la discesa dello stock di debito e già nel 2013 si è registrata una riduzione della posizione debitoria di circa 500 milioni (con un miglioramento di 80 punti base del debt leverage ratioa 39,6 per cento). Lo stock del debito è sceso dai 13,23 miliardi della fine del 2012 ai 12,75 di fine 2013. L’attesa è di una riduzione netta del debito di 1 miliardo entro il 2015. A questa si aggiungerà anche un calo – stimato in 60 milioni – degli oneri sul debito, grazie alla riduzione dello stock e ai minori costi di rifinanziamento legati ai tassi più bassi (che almeno su questo fronte svolgono un ruolo positivo). A sinistra, la sede di Trieste di Generali Nel grafici, l’andamento del titolo e le cessioni effettuate finora L’amm. delegato di Generali, Mario Greco Il presidente di Generali, Gabriele Galateri