di Andrea Montanari

Come nelle intenzioni iniziali, ma con più difficoltà del previsto, la Fondazione Carige scende al 19% della banca della quale fino a pochi mesi fa deteneva il 46,6%.

Si apre di fatto la successione per il controllo dell’istituto ligure. L’operazione di collocamento di un’ulteriore tranche del 10,87% è stata perfezionata ieri sera dall’advisor Banca Imi: l’incasso per l’ente è di oltre 91 milioni. A sottoscrivere sono stati investitori istituzionali.

Ora parte la fase-due per la banca che lunedì 16 lancerà l’aumento da 800 milioni con uno sconto atteso del 30-40% sul Terp. «Non ci sono problemi di solidità della banca», ha dichiarato ieri il presidente Cesare Castelbarco Albani. «Stiamo mettendo in atto una politica di grande discontinuità rispetto al passato, che vuole essere improntata alla trasparenza, alla serietà e alla correttezza. Su questo c’è l’impegno mio personale e dell’ad». Una politica che prevede, come anticipato dal Secolo XIX sabato scorso, l’uscita di molti manager della vecchia gestione a partire dal dg Ennio La Monica, Mario Cavanna, Daria Bagnasco e Giacomo Ottonello. «Un conto era la banca di prima e un altro è la banca di adesso», ha proseguito il presidente dell’istituto. «Rimane una profonda amarezza acuita dal fatto che in alcuni momenti non si distingue tra il passato e il presente e che la banca viene accomunata a questa vicenda», ossia l’inchiesta della Procura di Genova che ha portato all’arresto tra gli altri dell’ex presidente Giovanni Berneschi.

 
 

 Ieri, i pm Silvio Franz e Nicola Piacente durante l’udienza del Riesame per tre degli arrestati nell’operazione sulla maxitruffa hanno prodotto alcuni manoscritti (appunti, schemi societari e trasferimenti di quote) che dimostrerebbero l’illiceità dell’operazione di acquisizione di un albergo in Svizzera.

I documenti sono stati acquisiti durante le perquisizioni a Berneschi, Ernesto Cavallini, Francesca Amisano, Ferdinando Menconi e Andrea Vallebuona. Nelle carte ci sarebbero poi appunti relativi alla cessione della quote della Admiral, la società che controlla l’hotel Holiday Inn di Lugano, che Berneschi e Menconi erano prossimi a cedere attraverso la falsa compravendita di una villa a Lanzarote. L’operazione, che sarebbe fallita volontariamente, avrebbe fruttato ai venditori penali per un milione, pari all’acconto che sarebbe stato versato per una acquisizione diretta delle quote della Admiral e che secondo l’accusa sarebbe la prova del riciclaggio. (riproduzione riservata)