Di Francesco Canevesio

È stata la borsa a dare ieri la risposta più chiara all’ennesima guasconata di Giovanni Berneschi, ex numero uno di Carige che, uscito dopo quattro ore di interrogatorio in Procura a Genova, ironizzava con un «la banca me la prenderò io» in risposta alle dichiarazioni del presidente di Carige, Cesare Castelbarco, che ha sottolineato la discontinuità nella gestione della banca rispetto al passato, anche recente.

Il titolo ieri ha chiuso con un rialzo del 7,2% a 0,4 euro, con volumi particolarmente consistenti, visto che sono passati di mano 41,4 milioni di pezzi, pari all’1,9% del capitale, il doppio rispetto alla media giornaliera delle ultime 30 sedute.

A che cosa si deve tanto entusiasmo? Al fatto che Fondazione Carigeha venduto un altro 10,86% della banca, scendendo al 19%. Venuto meno il rischio di overhang, cioè di eccesso di carta sul mercato, il titolo è balzato in alto spinto dal mercato, che a questo punto apprezza la contendibilità della banca dimostrandosi pronto a scommettere su imminenti sui nuovi equilibri che potrebbero ricrearsi all’interno della compagine azionaria, con nuovi investitori forti pronti a scendere in campo per aggiudicarsi il controllo di Carige.

Anche se i compratori sono ignoti, l’ente ha sottolineato trattarsi di un numero ristretto di investitori istituzionali: ciò, si dice, fa pensare che entreranno nell’azionariato della banca investitori importanti. Va ricordato che il 21 maggio la Fondazione aveva pressoché fallito il collocamento di un altro 10,96% del capitale a 0,4 euro per azione: questa volta invece l’obiettivo è stato raggiunto con un prezzo di 0,386 euro e uno sconto di circa il 7% sul prezzo di chiusura di ieri del titolo Carige. Con questa operazione la Fondazione ha centrato due obiettivi: ha fatto cassa in modo da ripagare i debiti con le banche (si veda box in pagina) e può partecipare pro-quota all’aumento di capitale da 800 milioni che partirà lunedì prossimo.

Il mercato insomma tira dritto per la sua strada e bolla come una guasconata la dichiarazione dell’ex presidente Berneschi («la banca la riprenderò io») rilasciata dopo l’interrogatorio a cui è stato sottoposto ieri per oltre quattro ore al nono piano della Procura di Genova davanti pm Silvio Franz e Nicola Piacente. L’interrogatorio è stato secretato. L’avvocato Maurizio Anglesio, legale di Berneschi, ha dichiarato a MF-Milano Finanza che il banchiere «ha risposto a tutte le domande; l’impressione è che si stia procedendo in maniera utile per l’indagine, impressione che mi pare condivisa anche dai pm». Anglesio conferma di «avere avanzato richiesta di revoca della custodia in carcere a favore di una nuova detenzione domiciliare essendo venute meno le condizioni che giustificano oltre una permanenza in carcere». I magistrati hanno cinque giorni per pronunciarsi sulla richiesta, anche se l’impressione è che proprio le violazioni alla detenzione messe in atto da Berneschi abbiano instillato negli inquirenti il timore di possibili inquinamenti delle prove. Il che rende improbabile una nuova attenuazione della misura cautelare. In questo senso potrebbe suonare premonitrice la dichiarazione rilasciata dal procuratore capo di Genova Michele di Lecce al termine dell’interrogatorio: «Continuano gli accertamenti che, è facile prevedere, non finiranno presto. Venerdì riprenderemo le attività di indagine. Dalle prime impressioni le affermazioni di Berneschi non sono parse molto interessanti, ma dobbiamo vedere e analizzare i verbali». (riproduzione riservata)