di Francesco Ninfole

Le banche dovranno essere più trasparenti sul modo in cui misurano le esposizioni e il capitale (che negli indici è ponderato in base ai rischi). Lo prevede la revisione del cosiddetto terzo pilastro di Basilea, quello che disciplina i requisiti informativi per le banche. Le novità sono state messe in consultazione dal Comitato di Basilea, l’organismo che definisce gli standard globali della regolamentazione bancaria. «L’obiettivo delle modifiche è aumentare la comparabilità tra banche assicurando maggiore coerenza nel modo in cui gli istituti informano sulle esposizioni al rischio», ha precisato il Comitato.

I regolatori hanno riconosciuto che l’attuale disciplina ha sollevato perplessità per la capacità di identificare i rischi delle banche e valutare correttamente l’adeguatezza del patrimonio in caso di perdite. Una questione tecnica in particolare ha spinto all’azione il Comitato di Basilea, ovvero l’utilizzo da parte delle banche di modelli interni nella valutazione dei rischi. Agli istituti di credito è consentito di definire autonomamente i rischi in bilancio, senza ricorrere ai rating esterni delle agenzie, ma con propri modelli validati dalle autorità di vigilanza. Il problema è che le valutazioni sono molto differenti a seconda dei Paesi in cui operano le banche: come dicono i dati R&SMediobanca, le banche tedesche, francesi e svizzere hanno in media una percentuale di asset ponderati per il rischio (o Rwa, risk-weighted asset), in proporzione rispetto agli asset totali, più bassa rispetto ai gruppi spagnoli e italiani (si veda tabella in pagina).

I valori più elevati si riscontrano in Spagna (46,5%) e Italia (45,4%), quelli più bassi in Francia (25,2%), Germania (20,5%) e Svizzera (14%). Più è basso il rapporto, più alto risulta poi il capitale, dato che gli indici patrimoniali sono calcolati come rapporto tra capitale e asset ponderati. Sulla materia già nei mesi scorsi il Comitato di Basilea ha riconosciuto che a livello globale ci sono ampie divergenze nelle prassi delle banche e delle autorità di vigilanza. Di recente anche alcune banche italiane hanno beneficiato del via libera di Bankitalia a modelli interni, anche se i valori medi restano lontani da quelli europei. Le valutazioni di Via Nazionale sono state più lunghe e approfondite rispetto a quelle delle autorità di altri Paesi. L’Unione bancaria dovrebbe portare a una maggiore uniformità anche in questo ambito. Nel frattempo il Comitato di Basilea ha proposto di aumentare la trasparenza sui modelli interni ai fini del calcolo dei requisiti di capitale. Nella nuova regolamentazione, in consultazione fino al 26 settembre, le banche dovranno spiegare in modo dettagliato i fattori che hanno portato cambiamenti nelle ponderazioni dei rischi. «I requisiti informativi previsti dal terzo pilastro di Basilea, in particolare quelli legati ai risk-weighted asset, si sono dimostrati inadeguati sotto molti aspetti», ha rilevato ieri l’organismo dei regolatori presieduto da Stefan Ingves. «Un difetto fondamentale è stata la mancanza di coerenza tra le banche». (riproduzione riservata)