di Anna Messia

Sul fatto che le nuove regole di Solvency II vadano riviste e migliorate c’è l’accordo generale. Il problema nasce però appena si entra nel dettaglio, ovvero quando c’è bisogno di mettere a punto la strategia da seguire per risistemare la regolamentazione destinata a cambierà la vita delle assicurazioni europee.

 

Qui a prevalere è lo scontro, a 360 gradi. Da una parte c’è l’industria, rappresentata dall’Insurance Europe: l’associazione delle Ania d’Europa, presieduta da Sergio Balbinot, ieri ha definito «deludenti» i correttivi proposti dall’Eiopa, i cui risultati sono stati resi noti venerdì scorso. L’autorità che raccoglie le Ivass europee, guidata da Gabriel Bernardino, venerdì scorso ha diffuso i numeri studio d’impatto (Ltga) che prevedeva una serie di aggiustamenti per evitare che la volatilità dei mercati danneggi in particolare il settore delle polizze a lungo termine, facendo lievitare i costi dei prodotti. Ma non solo gli assicuratori a sollevare dubbi sulle scelte Eiopa. Anche tra le stesse autorità di controllo europee non c’è uniformità di vedute. Ieri per esempio l’Ivass, l’authority italiana presieduta da Salvatore Rossi, ha fatto sapere di valutare positivamente il correttivo anticiclico scelto dall’Eiopa (il volatility balancer) ma allo stesso tempo ha aggiunto che la nuova misura «merita ulteriori approfondimenti sia nel suo disegno sia nella calibrazione». In pratica lo strumento, secondo Ivass, è quello giusto, ma bisognerà rivedere i numeri perché così come è stato calibrato «non risulterebbe efficace per l’industria italiana». Il fatto è che ogni Paese europeo, e quindi ogni authority, ha a che fare con problemi diversi. L’industria assicurativa tedesca, per esempio, è alle prese con bassi tassi d’interesse, che possono mettere a rischio la tenuta di prodotti Vita, che garantiscono ai clienti rendimenti prefissati al momento della firma. In Italia, invece, le questioni da sciogliere riguardano in particolare il rischio di altri spread sui titoli di Stato o anche sui corporate. Nei prossimi mesi bisognerà quindi affilare le armi della mediazione per evitare di «buttare all’aria il tanto lavoro fatto e le tante risorse spese in questi anni», come aveva dichiarato Balbinot la scorsa settimane. Insomma le buone intenzioni non mancano ma a fissare l’agenda sono le elezioni europee di aprile. Se non si trova la quadra entro l’anno Solvency II rischia di saltare definitivamente. (riproduzione riservata)