DI ALESSIO ODINI

Chi compra abitualmente via internet, sempre più spesso attraverso smartphone e tablet, può risparmiare fi no a 600 euro all’anno, sfruttando gli sconti praticati dai negozi virtuali, generalmente più alti di un punto vendita tradizionale. Ma per competere con un negozio fi sico, dove è possibile toccare il prodotto, chiedere informazioni al personale e chiedere assistenza, serve un marchio che dia sicurezza. «Lo fanno già portali come Amazon o eBay, che danno la massima attenzione all’esperienza del cliente. La fi ducia alimenta il passaparola», spiega Mark Voos, partner di The Boston Consulting Group, società di consulenza strategica alle aziende, che ha realizzato «Follow the surplus», studio che analizza la diffusione e i vantaggi dell’ecommerce. Negli Usa il surplus, inteso come la differenza fra ciò che un consumatore è disposto a spendere per acquistare un prodotto o un servizio, e lo sconto che riesce a ottenere dal venditore, via web si aggira sui 970 dollari (740 euro), contro i circa 900 dollari (686 euro) che risparmierebbe comprando gli stessi prodotti attraverso canali offl ine. In Italia il dato è più basso, ma non trascurabile: «Gli utenti che fanno shopping online abitualmente, potrebbero risparmiare fi no a 600 euro», dice Voos, ricordando che fra i beni e servizi venduti via web si spazia dalle assicurazioni, ai viaggi, all’elettronica di consumo, giornali e fi lm, fi no alla spesa del supermercato. Un andamento che secondo Bcg è destinato a crescere, di pari passo alla diffusione dei dispositivi mobili e al tempo dedicato ai media digitali. Negli Usa quest’ultimo è di 27 ore alla settimana, il 44% del totale del tempo dedicato ai media nel loro complesso, quando per media ci si riferisce a libri, radio e musica, quotidiani e magazine, tv e fi lm, videogiochi, contenuti generati dagli utenti (Ugc) e social network. Il risparmio più alto percepito dai consumatori è rivolto a questi ultimi: in questo caso non acquistano qualcosa, ma fruiscono di intrattenimento a costo zero. All’opposto si trovano i libri cartacei, che generano il più alto surplus fra i media non digitali, nonostante l’avvento degli ebook. Anche i videogame online riscuotono un alto consenso, perché giocare in rete è più economico che acquistare una copia personale e lo stesso vale per i fi lm noleggiati in streaming. Il discorso tocca anche i giornali e periodici, che online stanno spostando le proprie attività, garantendo la qualità del prodotto digitale attraverso il nome della testata. L’online è infatti un canale diretto per recapitare i giornali sul tablet dei lettori, senza dover aspettare che sia il cliente a recarsi in edicola. «Il quotidiano digitale in abbonamento rappresenta un vantaggio per gli editori, perché viene recapitato ogni giorno al lettore, creando un rapporto stabile», osserva Voos. «In Italia, fra i giornali che diffondono 400 mila copie in media, già oggi il 25% è in versione digitale». In questo caso il rapporto fra brand e consumatore è personale perché è meno probabile che un giornale su tablet venga sfogliato da una persona diversa dall’acquirente.