di Carlo Giuro

C’è un dato in controtendenza nel nostro sistema di previdenza complementare. Se infatti il tasso di adesione alla previdenza integrativa si attesta alla fine del 2012 ancora su un modesto 25,5% la partecipazione nelle regioni in cui sono presenti i fondi pensione regionali sale al 49% in Valle d’Aosta e 44% in Trentino-Alto Adige. Sopra la media anche il tasso di adesione in Veneto (26%). Mentre c’è emergenza nel Mezzogiorno dove solo il 19% degli occupati ha aderito a forme di previdenza complementare. Una strada allora da approfondire alla luce del successo empirico cui guardano con estremo interesse anche Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. Gli organismi previdenziali su base territoriale ad oggi operanti in Italia sono Solidarietà Veneto, Laborfonds in Trentino-Alto Adige e Fopadiva in Valle d’Aosta, iniziative di buon successo se si considera che gli iscritti a dicembre 2012, secondo dati Covip, sono circa 166.250 iscritti. Va anche evidenziato come la previdenza territoriale per talune categorie di soggetti residenti rappresenti al momento l’unica possibilità di adesione negoziale. È il caso specifico di gran parte dei dipendenti pubblici, che non hanno ancora un fondo collettivo di riferimento su base nazionale che possono però aderire statutariamente su base territoriale. Analogamente molto interessante anche l’opportunità conferita ai lavoratori atipici (in particolare in Solidarietà Veneto).

Ma qual è il motivo del successo dei fondi pensione su base territoriale e perché guardare con attenzione al fenomeno? La premessa giuridica è che la previdenza integrativa costituisce materia di legislazione concorrente per cui le Regioni sono potenziali soggetti istitutori delle forme pensionistiche complementari di cui disciplinano il funzionamento con legge regionale nel rispetto della normativa nazionale in materia. Al momento le iniziative locali presenti in Italia nascono comunque come esperienze negoziali (accordi cioè tra rappresentanze datoriali e sindacali) sia pure su base territoriale con la regione nel ruolo di promotore e facilitatore. In genere la regione emana una legge in materia di interventi di previdenza integrativa a sostegno dei fondi pensione a base territoriale regionale e istituisce un ente cui vengono assegnate tutte le competenze necessarie per lo sviluppo e la promozione della previdenza complementare quali l’offerta di servizi amministrativi, contabili e logistici gratuiti ai fondi pensione convenzionati con l’obiettivo di fungere quale punto di riferimento per l’accesso alle garanzie e agli interventi sociali della regione. La gratuità del servizio consente al contempo una sensibile riduzione dei costi di gestione con condizioni economiche molto favorevoli per gli aderenti . Altro plus della territorialità previdenziale è quello della possibilità di una più capillare diffusione della cultura previdenziale. La localizzazione territoriale offre poi diversi vantaggi al territorio, tra cui vanno citati sicuramente la più approfondita conoscenza del tessuto produttivo locale, la possibilità di realizzare sinergie tra forme previdenziali con le istituzioni locali, in primis le regioni che spesso intervengono anche con previsioni di welfare come il sostegno contributivo in caso di cassa integrazione o procedure di mobilità. Da non sottovalutare le possibilità di ricadute positive sul territorio proprio attraverso la valorizzazione di investimenti locali attuati da investitori istituzionali, pur con tutte le cautele prudenziali da prestare. (riproduzione riservata)