Fin dal maggio 2010 MF-Milano Finanza aveva sottolineato che la quota diMediobanca in Generali dovesse scendere. Poco dopo Antonio Catricalà, allora capo dell’Antitrust, disse che era necessario un rapido chiarimento dei rapporti traMediobanca e Generali. Allora sia le istruzioni di Vigilanza di Banca d’Italia sia le vigenti regole di Basilea prescrivevano che la partecipazione delle banche al capitale delle assicurazioni dovesse essere interamente dedotta dal patrimonio di vigilanza delle prime non solo quando fosse superato il 20% del capitale dell’impresa assicurativa, ma anche quando tra partecipante e partecipata sussistesse un legame durevole, destinato a sviluppare l’attività della prima, con conseguenze non modeste sull’attività stessa dell’istituto. MF-Milano Finanza scrisse anche che una spiegazione possibile al mancato intervento di Via Nazionale poteva essere stata la richiesta da parte di Mediobanca di una proroga all’applicazione delle istruzioni della Vigilanza, in modo da rendere meno traumatico il passaggio al nuovo regime. Il che non cancellava il problema, ma lo avrebbe solo spostato nel tempo. Veementi furono le reazioni dirette e indirette dell’Istituto al riguardo. Che cosa è successo da allora? Si può rapidamente ripercorrere attraverso le dichiarazioni di Alberto Nagel, ad di Mediobanca.

24/2/2010 – «Sulla base degli elementi sul tavolo della discussione non riteniamo che saremo obbligati a effettuare una riduzione della partecipazione in Generali». 28/10/2010 – «Riteniamo che l’ammontare dell’investimento sia adeguato anche tenendo conto di Basilea 3».

9/5/12 – «Mediobanca non avrà bisogno di fare un aumento di capitale in relazione alle richieste di Basilea 3 sulla quota detenuta in Generali».

20/9/2012 – «Anche nello scenario peggiore dell’applicazione della normativa di Basilea 3 la quota di Generali peserebbe per 350 punti base sul Core tier 1 di Mediobanca, che resterebbe attorno all’11%».

21/6/2013 – «La scelta di Mediobanca di vendere il 3% di Generali, portando la partecipazione dal 13 al 10%, non è una imposizione dettata da Basilea 3. Si tratta di una scelta fatta in autonomia».

Come si vede, una progressiva capitolazione, mitigata solo dall’effettivo cambiamento delle norme di Basilea 3, come spiegato venerdì 21 da MF-Milano Finanza. La norma di Basilea 3 (direttiva CRD4), che supera la vecchia disposizione di vigilanza, dice che le partecipazioni detenute dalle banche nelle compagnie di assicurazioni, se superiori al 10% del common equity, vadano dedotte ma solo per la quota eccedente. Ma questo avverrà in misura graduale fino al 2018. E anche quando il quadro normativo sarà a pieno regime l’impatto della deduzione sul Core tier 1 ratio (attualmente pari al 12%) sarebbe di soli 130 punti base. Ovviamente meglio vendere quando non si è costretti a farlo piuttosto che diventare negozialmente deboli. E da qui la decisione di cominciare a smobilizzare. Idealmente questo piccolo 3% significa però una cosa: l’inizio della fine della Mediobanca-ircocervo di Enrico Cuccia, l’unica banca che per mezzo secolo ha potuto contare su uno status esclusivo, quello di merchant bank, holding di partecipazioni e istituto di credito a lungo e a breve termine. Di questo Nagel è più che consapevole. In bocca al lupo. (riproduzione riservata)