Mediobanca ha presentato alla comunità finanziaria il Piano Industriale al 2016 in cui punta a conseguire un Roe compreso tra il 10% e l’11%, mantenendo il Core Tier 1 vicino ai livelli attuali, tra 11% e 12%.
Contestualmente, spiega una nota, piazzetta Cuccia punterà a distribuire agli azionisti il 40% degli utili prodotti. I ricavi bancari sono inoltre visti a 2,1 miliardi, con un tasso medio di crescita annua in doppia cifra, a +10%. Il costo del rischio viene infine stimato su livelli stabili, a 150 punti base.
Il nuovo Piano fa leva su un modello di business semplificato e più redditizio, focalizzato su tre attività bancarie specializzate (Cib, Retail e Wealth Management) che dovranno generare un flusso di ricavi crescente e maggiormente diversificato a livello geografico rispetto ad oggi. Per riuscire a centrare gli obiettivi, Mediobanca ridurrà in misura sensibile l’esposizione al comparto azionario, ottimizzando l’allocazione del capitale. Contestualmente, le risorse recuperate verranno veicolate per rinforzare le attività del Cib oltre confine, dove Mediobanca è presente da anni con sedi a Madrid, Francoforte, Londra, Parigi e New York. È inoltre previsto l’ingresso in alcuni mercati in forte sviluppo (Turchia, Messico e Cina), con l’obiettivo di raggiungere, al giugno 2016, il 45% dei ricavi da clientela non domestica.
Il Piano prevede poi di destinare parte degli investimenti su risorse umane e tecnologia per sviluppare attività a maggiore contenuto commissionale e minor assorbimento di capitale. Tra le iniziative in questa direzione, spicca la creazione di Maam (Mediobanca Alternative Asset Management), nuova divisione che – assieme al Wealth Management – tra cinque anni dovrà produrre il 15% dei ricavi bancari di gruppo.
Per quanto riguarda la retail bank Chebanca!, verrà sviluppata l’offerta di prodotti di risparmio gestito. Il target degli asset in gestione a fine Piano è fissato in due mld, per raggiungere i quali si punterà anche a realizzare maggiori sinergie con Compass.
Mediobanca ha poi abbattuto a valore di mercato le partecipazioni detenute in Telco, scatola di controllo di Telecom I., e in Rcs Mediagroup. L’impairment effettuato sulle due quote, si precisa nel nuovo Piano al 2016, peserà complessivamente sui conti della merchant milanese per 400 mln di euro e comporterà a fine esercizio 2012-2013 una perdita di circa 200 mln. A piazzetta Cuccia fa oggi capo il 14,2% del capitale Rcs, quota destinata a non essere diluita anche al termine dell’aumento di capitale da 421 mln che Mediobanca sottoscriverà per la quota di sua competenza. Attualmente, l’istituto di credito guidato da Alberto Nagel è anche primo socio del Patto Rcs, in cui rappresenta il 23,6% delle azioni complessivamente vincolate.
Nel capitale di Telecom I., Mediobanca è invece presente sia direttamente (detiene l’11,6% della scatola Telco, principale azionista di gruppo di Tlc) sia indirettamente tramite Generali Ass. (socio Telco con una quota del 30,7% e partecipata da Mediobanca al 13,46%). Con la svolta impressa attraverso il nuovo Piano, entrambe le partecipazioni non vengono più considerate ‘core’ (a differenza della posizione su Generali, che resta strategica) e verranno pertanto cedute di qui ai prossimi anni. Per questo motivo, Mediobanca ha anche deciso che non rinnoverà i rispettivi Patti di sindacato, sfruttando pertanto la prima finestra temporale utile (per entrambe, a settembre 2013) per chiamarsi fuori e avere quindi mani libere per liquidare le quote.
Includendo anche la riduzione di peso nel capitale di Generali, i vertici della merchant milanese puntano a vendere partecipazioni per circa 1,5 mld da qui a fine piano, recuperando in questo modo ulteriore liquidità che verrà impiegata per sostenere l’attività che d’ora in avanti torna a essere al centro del core business di Mediobanca, vale a dire quella di corporate & investment banking.
Entro la conclusione del nuovo Piano strategico al 2016, infine, Mediobanca restituirà i 4,5 mld di euro presi a prestito con l’Ltro. Per rientrare della somma, Mediobanca intende sfruttare la consistente disponibilità liquida che deriverà dalla progressiva dismissione delle quote detenute in Rcs e in Telecom I., oltre che della riduzione della partecipazione detenuta in Generali, che scenderà intorno al 10% dall’attuale 13,46%.

“È importante ridurre la partecipazione” del 13,4% che Mediobanca detiene nel capitale delle Generali “solo in presenza di una buona valorizzazione del titolo, che secondo me si avrà quando il Piano proposto dal management sarà un po’ più avanzato”, ha affermato l’a.d. Alberto Nagel, incontrando la stampa al termine della presentazione del Piano strategico. “Non è detto che debba essere per forza una vendita sul mercato”, ha inoltre aggiunto Nagel, ricordando che, ora che la quota ha subito un impairment a valore di mercato, il valore del 3% che verrà ceduto oscilla tra 600 e 700 milioni di euro.  “Lo dico non perché c’è un’ipotesi concreta allo studio, ma perché credo che si possa trovare un partner che aiuti le Generali a crescere di più in particolari aree geografiche. Potrebbe essere una buona soluzione di appoggio”, ha concluso il numero uno di piazzetta Cuccia.
Parte della liquidità resa disponibile verrà inoltre veicolata per incrementare i finanziamenti a imprese e famiglie (Cagr previsto in crescita del 5%), mentre raccolta e impieghi di tesoreria sono attesi a livelli pre crisi. Mediobanca rifinanzierà poi il debito a scadenza nei prossimi anni puntando soprattutto su emissioni destinate al comparto retail.

Non sorprende il mercato il piano di Mediobanca con il titolo che, in un contesto comunque negativo per tutte le banche, ha chiuso in calo di oltre il 9% dopo essere finito pure in asta di volatilità.