di Giulia Pappalepore Mf DowJones

L’entrata in vigore della tassa sulle transazioni finanziarie, voluta da 11 Paesi membri dell’Ue, verrà rimandata di almeno sei mesi poiché i governi interessati non hanno raggiunto un accordo su alcuni aspetti chiave della nuova imposta. Lo ha reso noto ieri la Commissione Europea tramite il sito internet, aggiungendo che la tassa sulle transazioni finanziarie «potrebbe entrare in vigore dalla metà del 2014», nel caso in cui «si trovasse un accordo finale entro la fine del 2013 e che vi sia una veloce trasposizione della direttiva nella legislazione nazionale dei Paesi membri partecipanti».

Originariamente l’imposta sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1° gennaio 2014. La Francia, la Germania e altri nove Paesi della Ue stanno portando avanti una proposta per introdurre una tassa sugli scambi di azioni, bond e derivati, dopo che le discussioni per l’introduzione di una più vasta imposta a livello dell’Unione Europea non hanno condotto ad alcun risultato lo scorso anno. Il ritardo nell’attuazione della legge sulle transazioni rappresenta una vittoria per il settore dei servizi finanziari, che ha combattuto fino all’ultimo contro questa imposta. Il governo della Gran Bretagna, inoltre, ha lanciato una sfida legale nei confronti della proposta, temendo che questa risulti troppo costosa e rischi di allontanare il centro finanziario via da Londra. L’imposta punta a scoraggiare gli scambi speculativi e ad assicurare che il settore finanziario paghi parte di quello che ha ricevuto dai contribuenti nel corso della crisi. Secondo la proposta della Commissione guidata da José Barroso, una tassa dello 0,1% dovrebbe essere applicata agli scambi di azioni e obbligazioni, mentre un’imposta dello 0,01% verrà applicato alle transazioni di derivati tra gli istituti di credito, se almeno una delle due parti si trova nell’Ue. Tuttavia i governi sembrano essere sempre più preoccupati dell’impatto che una tassa del genere potrà avere sulle fragili economie europee e sul mercato dei titoli di Stato, così come sui fondi pensione e sui risparmi personali. Nonostante una serie di incontri quest’anno, gli 11 Stati continuano a essere divisi su una serie di questioni, tra cui l’obiettivo dell’imposta e le modalità di distribuzione delle entrate provenienti da quest’ultima. I rappresentanti degli Stati membri si incontreranno il 2 luglio per discutere il piano. «Un ritardo delle tassa sulle transazioni finanziarie è diventato inevitabile se si considera la mancanza di un accordo da parte del gruppo di lavoro dei rappresentanti europei e il tempo necessario per l’implementazione dell’imposta», afferma Richard Asquith, head of tax di Tmf Group. Un portavoce della Commissione Ue ha tuttavia dichiarato che il lavoro sulla tassa sta procedendo a «un buon ritmo». (riproduzione riservata)