di Gianluca Zapponini

Malgrado la crisi continui a mordere, le famiglie italiane si confermano nel ruolo di formiche. Certo, negli ultimi dieci anni il loro indebitamento è balzato in media dal 30,8% al 53,2% del reddito disponibile lordo, senza considerare che, includendo nel calcolo le famiglie produttrici (cioè le partite Iva) l’indebitamento è salito, nello stesso arco temporale, dal 43 al 65%.

Ma, secondo un paper pubblicato ieri dalla Banca d’Italia, si tratta di una percentuale di gran lunga inferiore a quella dell’Eurozona, dove nel medesimo periodo la quota di indebitamento rispetto al reddito è aumentata dall’80 al 99%. Nel dettaglio, l’incidenza del debito è aumentata soprattutto per le famiglie del Mezzogiorno (dal 26,7 al 50,8%) sebbene in quelle regioni continui a essere più bassa rispetto alle altre aree. Il quadro che emerge, stando ai numeri diffusi dagli economisti di Via Nazionale, è comunque positivo, almeno dal punto di vista del confronto con l’Ue: anche dinanzi a una crisi violenta come quella attuale, le famiglie italiane riescono a cavarsela meglio di quelle degli altri Paesi del Vecchio continente. Bankitalia non manca di sottolineare poi come «il grado di fragilità finanziaria delle famiglie nelle diverse regioni non sembra essere peggiorato significativamente dopo l’inizio della crisi economico-finanziaria». Un risultato cui hanno contribuito diversi fattori, come «politiche più caute da parte degli intermediari finanziari una favorevole evoluzione dei tassi di interesse».

Fin qui le note positive. Perché passando su altri fronti la musica cambia. Affrontando il tema dell’erogazione dei mutui per l’acquisto di un’abitazione, per esempio, gli esperti coordinati da Valerio Vacca, rilevano come «l’insorgere della crisi finanziaria ha bruscamente interrotto una lunga fase di espansione dei mutui alle famiglie» con una flessione delle nuove erogazioni più marcata nelle regioni settentrionali. L’importo dei nuovi mutui nel 2011 è stato infatti inferiore del 23,6% a quello del 2007 nel Nordovest, e del 25,2% nel Nordest. Più contenuto il calo al Centro e al Sud, rispettivamente del 17,3 e del 18,5%. Altra questione, le tipologie di destinatari dei prestiti sull’abitazione. Secondo l’istituto guidato dal governatore Ignazio Visco, alla riduzione delle erogazioni si è accompagnata una ricomposizione in termini di caratteristiche socio-demografiche dei mutuatari. In questo senso «è diminuita la quota dei mutui erogati ai giovani e agli stranieri mentre è aumentata quella dei mutui di importo elevato». Le differenze, spiegano gli esperti, riflettono sia gli effetti della crisi più marcati per alcuni segmenti della popolazione, «sia un atteggiamento più selettivo nei confronti della clientela più rischiosa da parte del sistema bancario». Ma nel complesso, tra il 2004 e il 2011, la contrazione dei mutui erogati è stata maggiore della corrispondente diminuzione delle compravendite di immobili residenziali. Un dato che potrebbe testimoniare sulla consistenza dei risparmi dei nuclei familiari, che avrebbe consentito l’acquisto di una casa senza necessità di contrarre prestiti. (riproduzione riservata)