di Luca Gualtieri

Tra il rinnovo dello statuto, la scadenza dei vertici e l’inevitabile diluizione nel capitale della banca, la Fondazione Mps attraversa uno dei periodi più delicati della propria storia.

Il nuovo presidente, che in agosto sarà eletto al posto di Gabriello Mancini, si troverà subito sulla scrivania molti dossier delicati. A partire dalla possibile cessione di un ulteriore 10% della banca per estinguere quanto prima lo stock residuo di debiti accumulati negli anni scorsi. In secondo luogo il nuovo inquilino di Palazzo Sansedoni dovrà affrontare una serie di partite rimaste incagliate sotto la gestione Mancini, a partire da quelle relative al comparto immobiliare. Se in Sansedoni Siena è in corso un delicato piano di ristrutturazione e dismissioni, ancora più complesso si presenta il dossier Casal Boccone.

 Casal Boccone è il nome di un progetto di sviluppo immobiliare che interessa un’ampia area nella periferia nord di Roma, vicino al Grande raccordo anulare. Complessivamente si tratta di quattro grattacieli di 16 piani per 61 metri d’altezza e dieci palazzine per un totale di 253 mila metri cubi. La società operativa che gestisce l’operazione si chiama Eurocity Sviluppo Edilizio srl e risulta a sua volta controllata dalla Casalboccone Roma spa.

Nel 2007 Eurocity apparteneva a Sinergia, la holding della famiglia Ligresti che controllava indirettamente anche Fondiaria-Sai.

Sansedoni mise gli occhi sul progetto immobiliare e, valutandolo interessante, sottoscrisse un contratto preliminare d’acquisto, anche se il closing slittò di qualche anno. Si arrivò così al 2010, anno in cui la galassia Ligresti stava già entrando in piena apnea finanziaria. Così le banche creditrici decisero di aprire il paracadute. Tra queste, oltre a Intesa Sanpaolo, c’era anche il Monte dei Paschi, che vantava verso Eurocity Sviluppo Edilizio un credito in scadenza da 40 milioni a un tasso pari all’Euribor 6 mesi rialzato dell’1,75%. Sicché fu proprio Siena a mettere a punto l’operazione, creando il veicolo Casalboccone Roma, partecipato al 67% dalla Fondazione Mps (tra azioni ordinarie e privilegiate), al 22% dalla banca e al 11,2% dalla cooperativa Unieco di Reggio Emilia. Basandosi sul precedente preliminare di acquisto, la newco rilevò Eurocity Sviluppo Edilizio da Sinergia con un’offerta che non si poteva rifiutare: la società, che era in carico a Sinergia per soli 28,6 milioni, venne infatti venduta a 110 milioni, con un margine positivo di 81,4 milioni. Va detto peraltro che il prezzo comprendeva anche gli 80 milioni di esposizione verso il Monte e Intesa Sanpaolo, clausola che alleggerì un poco l’indebitamento di Sinergia, che a fine 2008 presentava una posizione finanziaria negativa per 468,5 milioni.

Da quel momento, però, Casal Boccone si trasformò da un profittevole investimento immobiliare a una dolorosa spina nel fianco per Siena. Il difficile e lento percorso di trasformazione urbanistica da direzionale a residenziale mise infatti sotto stress i conti della società. Nel corso del 2010 i soci concessero un primo finanziamento infruttifero da 4,59 milioni, cui ne seguì un altro da 4,8 milioni nel 2011 e un altro ancora da 8,95 milioni nel 2012. «Le somme concesse all’immobiliare», spiega un documento ufficiale, «sono state utilizzate direttamente dalla stessa, o girate alla controllata Eurocity, per sopperire alle spese di gestione e al fine di pagare gli interessi sui mutui gravanti sull’area immobiliare». A queste risorse si sommano poi gli 890 mila euro relativi a una lettre de patronage rilasciata dalla Fondazione in favore di Casalboccone Roma, «affinché quest’ultima possa fornire alla propria controllata Eurocity i mezzi necessari al pagamento degli interessi sul finanziamento contratto dalla stessa Eurocity per l’acquisto dell’area di Casal Boccone», spiega la documentazione.

Per lo sfortunato investimento romano non si vedono soluzioni e il piano di valorizzazione non risulta più coerente con le scadenze dei finanziamenti accesi. Così, nel corso del 2012, sia Casalboccone Roma che la controllata Eurocity Sviluppo Immobiliare hanno dovuto avviare una rinegoziazione del debito finanziario per rimodulare i pagamenti sia in linea capitale che in linea interessi e ottenere il tempo necessario per una migliore valorizzazione dell’area. Dalla documentazione ufficiale non è dato capire se la presenza di Mps tra i creditori di riferimento abbia semplificato o meno la trattativa.

 

In ogni caso il futuro appare assai incerto, come dimostra il fatto che nel bilancio 2012 della Fondazione il valore della partecipazione in Casalboccone Roma è di soli 2 euro: un euro per la quota in azioni ordinarie e un euro per quella in azioni privilegiate. Sempre nell’ultimo bilancio di Palazzo Sansedoni compare un accantonamento di 11,9 milioni a copertura del rischio sul credito vantato nei confronti della partecipata. Alla luce della complessa situazione finanziaria, la Casalboccone Roma (che ovviamente non ha mai staccato una cedola per i soci) ha inoltre deciso di portare in approvazione il bilancio 2012 entro il termine di 180 giorni. Insomma, per il futuro presidente della Fondazione, lo sfortunato investimento romano sarà una grana in più da affrontare quanto prima. (riproduzione riservata)