di Roberta Castellarin

Nel 2012 1,2 milioni di italiani hanno sospeso i versamenti ai fondi pensione, 100 mila in più rispetto al già alto numero del 2011. Nonostante la crescita delle iscrizioni ai fondi negoziali (+5,3 a 5,8 milioni), che ha riguardato soprattutto i piani di previdenza individuali, dalla relazione annuale della Covip emergono gli effetti della recessione.

Sono anche aumentate le anticipazioni, che hanno interessato oltre 90 mila aderenti, con un notevole incremento rispetto all’anno precedente. In termini di risorse accumulate, a fine 2012 sono stati superati 104 miliardi, il 6,7% del pil. Il tasso di adesione complessivo dei lavoratori dipendenti pubblici e privati e di quelli autonomi è del 25,5%, un quarto del totale degli occupati. «A sei anni dall’avvio della riforma l’incremento della partecipazione al sistema della previdenza complementare risulta ancora inferiore alle aspettative», si legge nella relazione annuale dell’organo di vigilanza. Dal 2007 le adesioni sono aumentate di 2,7 milioni, oltre la metà (1,4 milioni) si è concentrata alla scadenza del primo semestre del 2007, termine entro il quale doveva essere esercitata l’opzione sul conferimento del Tfr. Dall’avvio della riforma sono state 219 mila le adesioni tacite alle forme di previdenza complementare; di queste, 167 mila sono confluite nei fondi pensione negoziali, 11 mila nei fondi pensione preesistenti, poco meno di 5 mila nei fondi pensione aperti e 36 mila in FondInps. Rispetto al totale dei nuovi iscritti dipendenti privati, l’incidenza delle adesioni tacite è stata solo dell’8%. Tanto che nella relazione si legge che «i risultati ottenuti tramite l’applicazione su scala nazionale del silenzio-assenso non possono ritenersi soddisfacenti». Secondo la Covip negli anni successivi alla fase di avvio della riforma la raccolta delle adesioni ha in gran parte esaurito la forza propulsiva. E la crisi economica iniziata nel 2008 non ha aiutato. «Per la previdenza complementare ne sono scaturite: da un lato diffidenza verso i mercati finanziari e le connesse opportunità di guadagno, dall’altro crescenti difficoltà nella destinazione di quote di reddito al finanziamento dei piani pensionistici». Dal punto di vista dei rendimenti i risultati di gestione delle forme pensionistiche complementari nel 2012 sono stati in media tra l’8 e il 9%, di molto superiori al tasso di rivalutazione del Tfr, che, in flessione rispetto all’anno precedente, si è attestato al 2,9%. In particolare, le linee d’investimento hanno avuto rendimenti diversi in relazione al rischio assunto. I comparti azionari e bilanciati hanno reso rispettivamente l’11,4 e il 9,2% nei fondi negoziali, il 10,8% e il 10% nei fondi aperti, il 10,8 e 7,4% nelle stesse linee delle polizze di previdenza individuale pip. (riproduzione riservata)