di Angelo De Mattia

Nel disegno di legge sulle semplificazioni approvato dal Consiglio dei ministri e ora al vaglio del Parlamento è compreso il rafforzamento dei poteri della Consob in tema di capacità di indagare sugli illeciti in materia finanziaria estendendo a tutte le aree di vigilanza della Commissione i poteri già vigenti per l’azione di contrasto del market-abuse. È rafforzato l’apparato sanzionatorio. Valuteremo la formulazione definitiva sottoposta alle Camere. Sin d’ora si può affermare che un’iniziativa per irrobustire i poteri delle autorità indipendenti è benvenuta. Va ricordato che Giuseppe Vegas, presidente Consob, aveva sollecitato una serie di interventi normativi, a cominciare proprio dalla suddetta estensione che comporterà la possibilità di svolgere indagini nei confronti di chiunque sia informato dei fatti. Era stata poi suggerita l’introduzione del whistleblowing, l’istituto che mira a incentivare la segnalazione del compimento di condotte illecite dando al denunciante adeguate forme di tutela. Si suggeriva poi di prevedere la possibilità di misure cautelari nei confronti di amministratori che siano incorsi in comportamenti illeciti. Veniva infine richiesta l’estensione della collaborazione tra Consob e autorità giudiziaria in ambiti diversi da quello degli abusi di mercato. Detto ciò, poiché il governo ha fatto il passo per includere queste previsioni nel disegno di legge che intende semplificare l’attività amministrativa in senso lato, allora sarebbe possibile e forse doveroso che fosse colto questo veicolo legislativo per intervenire sulle autorità che hanno attribuzioni in materia di credito e risparmio per una loro riorganizzazione per finalità, secondo progetti già sottoposti in passato all’esame del Parlamento. Nel secondo governo Prodi una proposta di rivisitazione recava la prima firma dell’attuale premier. Perché non procedere ora? E perché non aggiungervi la risistemazione del capitale della Banca d’Italia, cominciando con l’abrogare la norma che ne dispone la nazionalizzazione, a ragione non attuata in sette anni, ma rimanendo tuttora vigente e, dunque a disposizione di chi – non pensiamo in questo governo – avesse in futuro l’intento malsano di attuarla? Si tratta di uno sbrego che va rimosso, anche per segnalare una nuova fase – corretta, rigorosa – dei rapporti tra governo, Banca d’Italia, sistema bancario, risparmiatori e investitori. E per i vantaggi che potrebbero scaturirne anche in termini di gettito per lo Stato. Il viceministro dell’economia, Stefano Fassina, padroneggia anche queste materie. In lui si confida molto per una linea riformatrice. (riproduzione riservata)