di Manuel Follis

Non tutti abbandonano Milano, non tutti chiedono indietro al Comune gli oneri di urbanizzazione, non tutti possono vantare, come invece può fare CityLife, due azionisti alle spalle come Generali e Allianz.

In questi mesi si è detto un po’ di tutto sul mercato immobiliare milanese e sui grandi progetti di sviluppo della città, mettendone spesso in risalto le difficoltà. In una recente intervista l’assessore all’urbanistica e vicesindaco di Milano, Lucia De Cesaris, ha confermato che sono in aumento i gruppi che rinunciano a costruire (e che quindi chiedono la restituzione degli oneri di urbanizzazione) specificando che questo è un indicatore della crisi. Per fortuna c’è chi ha le spalle larghe, come CityLife appunto, che non rinuncerà a un solo centimetro dei suoi diritti edificatori e quindi pagherà per intero i 250 milioni al Comune di Milano. Le difficoltà nel real estate non mancano e lo ha ricordato di recente il group ceo di Generali, Mario Greco, specificando che le vendite del progetto immobiliare CityLife «procedono all’interno di un settore immobiliare italiano che non è proprio nel suo momento più fiorente e di felice sviluppo», ha detto Greco, ma i lavori «procedono bene, come ci aspettavamo con la realizzazione delle nuove torri».

 

Il momento non troppo felice, come l’ha definito Greco, ha avuto un impatto anche sulla dialettica tra azionisti, che in questi mesi si sono confrontati su più aspetti, da quelli finanziari che hanno comportato lo slittamento dell’approvazione di bilancio (che poi ha ricevuto il via libera) a quelli industriali fino a quelli legati alla governance.

 

Il risultato è che si sono resi necessari approfondimenti anche riguardanti il rinnovo delle cariche sociali, tema che tra l’altro è all’ordine del giorno dell’assemblea della prossima settimana. Per questo, nell’ottica di una maggiore presenza dell’azionista nella società, tra le opzioni allo studio c’è anche quella di un avvicendamento al vertice di CityLife, attualmente guidata dal presidente e amministratore delegato Claudio Artusi. Dal punto di vista industriale uno dei punti sui quali si sono soffermati gli azionisti riguarda le tre torri, diventate il simbolo del nuovo quartiere che sorgerà sulle aree della ex Fiera di Milano. L’ultima ipotesi di lavoro, che andrà comunque verificata e nel caso confermata nei prossimi giorni, vedrebbe Allianz (che in un primo momento sembrava dovesse insediare il proprio quartier generale nel grattacielo Hadid) andrà a occupare la torre Isozaki, mentre Generali dovrebbe spostare le attività nella torre Hadid, andando poi a riempire (almeno parzialmente) anche la torre Libeskind. Qualora questa soluzione andasse in porto, rappresenterebbe un ulteriore passo avanti per il progetto di sviluppo immobiliare, se si considera che le tre torri saranno il cuore del quartiere e che attorno a esse si svilupperà un’imponente area commerciale, che potrebbe prendere vita in poco tempo grazie al grande afflusso di lavoratori. Proprio in questo periodo CityLife si sta dedicando alla costruzione dell’interconnessione che si trova sotto le torri e che comprende, oltre alla stazione della metropolitana (la fermata Tre Torri della Linea 5 che dovrebbe essere completata entro il 2015), anche i parcheggi sotterranei e appunto la grande zona commerciale che comprenderà tra l’altro cinema, palestre e ovviamente ristoranti e negozi.

 

Il progetto complessivo, come detto, porterà benefici al Comune di Milano sotto forma di oneri per almeno 250 milioni. Cifra che non verrà diminuita nonostante la costruzione di alcuni dei lotti abbia subito una sospensione. È il caso delle aree Libeskind che dovrebbero essere sviluppate a sinistra della piazza principale, per le quali si attende una modifica al disegno originale da parte dell’architetto che dovrebbe arrivare in settembre. I lavori dovrebbero quindi partire nel 2014 con consegna nel 2016. Diverso il discorso legato ai terreni che sorgeranno alle spalle delle torri (verso il Vigorelli) per i quali invece è previsto uno slittamento al 2023. Insomma, ritardo, qualche consegna posticipata, ma nessun ambito di CityLife sembra destinato a sparire. Ci sono parti del progetto legate a doppio filo con le scelte dell’amministrazione cittadina. Il Comune di Milano ha già incassato 50 milioni di oneri relativi al Museo di Arte Contemporanea, che però nel frattempo è sparito dalla nuova convenzione. Le risorse saranno destinate alla riqualificazione del Vigorelli e del Padiglione 3, conosciuto anche come Palazzo delle Scintille. CityLife ha già investito 7 milioni per il restauro della parte esterna del Padiglione, mentre a decidere la funzione sarà un concorso pubblico destinato ai gestori. (riproduzione riservata)