di Carlo Giuro

L’Europa delle pensioni sta attraversando un periodo di forte dinamismo. È necessario cioè in primo luogo che i sistemi previdenziali dei Paesi membri siano in equilibrio dinamico dal punto di vista finanziario in maniera tale da potere mantenere le proprie promesse pensionistiche ai cittadini. È poi indispensabile che l’obiettivo dei regimi pensionistici sia quello di fornire un reddito adeguato che consenta ai futuri anziani di mantenere un tenore di vita dignitoso e un’indipendenza economica perché anche la popolazione europea invecchia.

Il Parlamento europeo nell’approvare il Libro bianco sulle pensioni sottolinea in primo luogo che i regimi pensionistici pubblici del primo pilastro restano la principale fonte di reddito per i pensionati (che rappresentano una parte significativa e crescente della popolazione Ue, sono 120 milioni pari al 24%). Viene poi deplorato come nel Libro bianco la Commissione non affronti adeguatamente l’importanza di regimi pensionistici del primo pilastro universali che proteggano almeno contro la povertà durante la vecchiaia. Il Parlamento raccomanda quindi gli Stati membri di riformare i loro sistemi del primo pilastro in modo che anche il numero di anni contributivi sia preso in considerazione e di valutare attentamente la necessità di attuare riforme dei loro sistemi del primo pilastro, tenendo conto dell’evoluzione dell’aspettativa di vita. Viene anche ribadito l’invito a collegare strettamente le prestazioni pensionistiche agli anni lavorati e ai contributi versati per garantire che lavorare di più e più a lungo fornisca ai lavoratori il vantaggio di una pensione migliore, tenendo in debita considerazione i periodi trascorsi al di fuori del mercato del lavoro e raccomanda che gli Stati membri, vietino un’età pensionabile obbligatoria al fine di consentire agli individui, che possono e desiderano farlo, di decidere se continuare a lavorare al di là dell’età pensionabile stabilita per legge o andare gradualmente in pensione.

 

Profilo di particolare importanza è rappresentato poi dalla opportunità di una diversificazione del rischio previdenziale da parte dei cittadini con un approccio pensionistico multipilastro, che consista in una combinazione di un sistema universale di pensione pubblica a ripartizione di una pensione complementare professionale a capitalizzazione, risultante da accordi collettivi a livello nazionale, settoriale o di impresa o risultante dalla legislazione nazionale, accessibile a tutti i lavoratori interessati e di una pensione individuale del terzo pilastro basata su risparmi privati con incentivi equi destinati ai lavoratori a basso reddito, ai lavoratori indipendenti e alle persone il cui numero di annui contributivi sia incompleto. Vi è poi un forte indirizzo comunitario sul finanziamento a lungo termine, all’irrobustimento del ruolo dei fondi pensione quali investitori istituzionali. (riproduzione riservata)