di Stefania Peveraro

È attesa per oggi la short list dei pretendenti a Carige sgr. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, gli advisor Leonardo & Co e Mediobanca selezioneranno una rosa di tre-quattro nomi, scelti tra quelli che la scorsa settimana hanno presentato le offerte non vincolanti per la società di asset management, messa in vendita dalla banca genovese, che grazie a questa e altre cessioni di asset punta ad abbassare l’importo dell’atteso aumento di capitale da 800 milioni. Sul tavolo degli advisor sono arrivate 10-12 offerte, tra le quali quelle di Anima sgr, Arca sgr, Natixis e Amundi. La settimana prossima si aprirà la data-room e il 3 luglio sono attese le offerte vincolanti. Le valutazioni che circolano per l’sgr sono di 70-100 milioni di euro, ma più realisticamente di 85-90 milioni. Una cifra che tiene conto del fatto che oggi i 4,4 miliardi di euro di masse gestite da Carige sgr producono commissioni per 7-8 milioni l’anno e che nei prossimi dieci anni le masse possono crescere del 3-4% l’anno. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, i favoriti sono Anima (circa 40 miliardi di masse gestite) e Arca (20 miliardi). Arca si trova però in svantaggio rispetto ad Anima, l’sgr controllata da Bpm, Mps, Clessidra, CreVal e Banca Etruria tramite AM Holding. Questo perché Banca d’Italia ha adottato un approccio conservativo rispetto alle norme Ue e non permette alle sgr di costituire un patrimonio di vigilanza con strumenti di capitale subordinato o ibrido, con la conseguenza che le sgr non possono finanziare operazioni di m&a a leva, ma solo con aumento di capitale e quindi con uno sforzo maggiore per gli azionisti a parità di prezzo offerto. Anima potrà invece essere capitalizzata grazie al denaro fresco che potrà essere girato dalla holding, che invece si potrà indebitare. Non solo. Anima sgr ha da giocarsi anche l’operazione carta contro carta già più volte testata, con Carige sgr che può essere ceduta a un prezzo tale da generare per il venditore una plusvalenza e con il venditore che si impegna ad acquistare una quota nel capitale della holding. Una quadratura del cerchio che Arca invece non è in grado di compiere perché non ha una holding da indebitare e, se decidesse di costituirla, Bankitalia non apprezzerebbe la mossa in quanto la vedrebbe come strumentale al solo fatto di aggirare un suo diktat. Per Anima è diverso, perché la holding è stata costituita tempo fa, al momento dell’acquisizione delle attività di asset management di Mps da parte di Clessidra. Anche l’ipotesi di carta contro carta risulterebbe complicata, perché mettere d’accordo la dozzina di azionisti di Arca sui prezzi relativi non sarebbe una passeggiata. (riproduzione riservata)