di Anna Messia

Non si butti all’aria il tanto lavoro fatto e le tante risorse spese per prepararsi a Solvency II. Il mercato assicurativo ha bisogno di una nuova regolamentazione prudenziale che misuri l’effettivo rischio delle imprese senza creare effetti prociclici dannosi per l’industria oltre che per gli assicurati. È questo in sintesi l’invito rivolto all’Europa da Sergio Balbinot, chief insurance officer di Generali e presidente di Insurance Europe, in occasione dell’incontro annuale dell’associazione che riunisce tutti gli assicuratori europei e che per la prima volta si terrà oggi a Roma.

Una direttiva, quella di Solvency II, che fu approvata nelle linee generali dal Parlamento Ue nella primavera 2009 e che ha avuto una storia molto travagliata, fino provocare l’alzata di scudi di alcuni assicuratori. Come quando il ceo di Axa, Henry de Castries, osservò che le nuove regole avrebbero potuto spingere le imprese assicurative a investire meno in azioni e più in obbligazioni, a danno della crescita economica.

 Domanda. Dottor Balbinot, gli assicuratori vogliono o no queste nuove regole? Qualcuno ha sostenuto che alla fine Solvency I non è poi così male_

Risposta. Il settore assicurativo ha sempre detto sì a nuove regole che mirano a misurare l’effettivo rischio dell’impresa. È evidente che c’è bisogno di rimettere mano a Solvency I, un sistema di regole statico, che stabilisce l’ammontare di capitale regolamentare esclusivamente guardando alla dimensione dell’impresa, prendendo a riferimento premi e riserve. Con le nuove regole si calcola invece l’effettivo rischio complessivo dell’assicurazione, a vantaggio anche della protezione dei clienti. Inoltre c’è bisogno di uniformare le regole del mercato assicurativo europeo, mentre oggi ogni Paese può declinare diversamente Solvency I, creando disparità tra i mercati. Insomma la vecchia direttiva deve essere riformata, stando però attenti a non introdurre dei meccanismi prociclici.

 

D. Quali aggiustamenti servirebbero?

R. L’aspetto più critico riguarda la valutazione a mercato dei passivi e degli attivi che vengono utilizzati a coperture delle polizze, meccanismo che aumenta la volatilità e non è compatibile con il business assicurativo che ha un orizzonte temporale a lungo termine ed è poco interessato alle fluttuazioni quotidiane dei titoli. Se si chiede di accantonare più capitale a copertura di questi rischi, le assicurazioni saranno disincentivate a vendere prodotti di lungo termine ai clienti che invece apprezzano molto questi investimenti. In alternativa saranno costrette a ribaltare i costi sui risparmiatori. Entrambi gli effetti sono negativi. Un problema molto più grave per le assicurazioni rispetto alle banche. Per queste ultime la gran parte degli attivi è rappresentata da prestiti alla clientela, per le compagnie sono soprattutto titoli quotati.

 

D. Qual è la vostra controproposta ai regolatori europei?

R. Abbiamo chiesto all’Eiopa di introdurre misure anticicliche per un’industria che ha dimostrato di avere un ruolo chiave nei momenti decisivi. Quando ci fu l’attacco ai titoli di Stato italiani le compagnie mantennero fermi i loro investimenti pari a oltre 200 miliardi di debito pubblico, più del 10% del totale, e contribuirono a stabilizzare la situazione.

 

D. Qual è stata la risposta dell’Eiopa?

R. Lo vedremo presto. L’ultimo test d’impatto su Solvency II lanciato tra gli assicuratori europei includeva la valutazione degli effetti delle misure anticicliche proposte da noi. I risultati sono attesi nelle prossime ore e potrebbe arrivare anche una valutazione di merito delle autorità di controllo europee. Speriamo che siano positive e che la nuova Solvency II, rivista e corretta, sia approvata entro dicembre (per entrare in vigore probabilmente entro il 2016, ndr). Altrimenti il rischio è che con le nuove elezioni europee di aprile tutto venga rinviato a data da destinarsi, buttando all’aria il lavoro fatto finora. (riproduzione riservata)