Mariano Mangia

Milano crescita impetuosa”, a wild ride, è la previsione per l’industria europea degli Etp, gli Exchange Traded Products, fatta da Mark Wiedman, dal dicembre 2011 responsabile globale di iShares, la piattaforma Etf di BlackRock, leader mondiale con oltre 600 fondi che replicano azioni, obbligazioni e commodity. Una crescita che dovrebbe portare gli asset in gestione a superare i 900 miliardi di dollari entro la fine del 2017. Nell’intervista a Affari & Finanza, la prima concessa a una testata italiana, viene spontaneo chiedere a mister Wiedman i motivi di tanto ottimismo. «In Europa, gli asset detenuti in Etp hanno raggiunto un nuovo massimo di 387 miliardi di dollari all’inizio di questo anno. A livello mondiale, nel corso degli ultimi anni, gli Etp hanno registrato una crescita enorme, che li ha portati dai 700 miliardi di dollari di assets di inizio 2009 a superare il traguardo dei 2.000 miliardi di dollari nel gennaio 2013. L’industria degli Etp ha ancora molta strada da percorrere. In prospettiva, facendo il confronto con le dimensioni di mercato degli altri strumenti di investimento, come titoli, fondi comuni e derivati, ritengo che gli Etp abbiano un enorme margine di crescita, anche nei mercati più maturi dell’Europa e degli Stati Uniti. In termini di prodotto, la gamma e la natura innovativa degli Etf viene costantemente ampliata per soddisfare specifici obiettivi di investimento. Ad esempio, sono stati lanciati Etf che replicano indici a volatilità minima, il che segna un’ulterioreespansione degli emittenti di Etf nel segmento “new beta”. Questi prodotti si propongono di affrontare l’aumento della volatilità complessiva che caratterizza i mercati azionari dall’inizio della crisi finanziaria. Per affrontare altri rischi, come il rischio valutario, iShares ha lanciato negli ultimi tempi Etf con copertura del rischio di cambio. Il mercato degli Etf sta crescendo in tutte le diverse classi di attività: gli Etf obbligazionari per citare un esempio, stanno acquistando popolarità». Per quanto riguarda il reddito fisso, oggi la ricerca di rendimenti rende gli Etf obbligazionari attraenti, ma ritiene che questi Etf manterranno il loro fascino anche qualora i tassi d’interesse dovessero risalire? «Ogni potenziale aumento dei rendimenti di mercato potrebbe colpire le performance future di titoli di Stato e di obbligazioni corporate. Un Etf corporate con copertura del tasso d’interesse (hedged) mette al riparo da questo tipo di rischio. Ad esempio, l’Etf iShares Barclays Euro Corporate Bond Interest Hedged consente di ottenere un’esposizione al rischio di credito investment grade, ma con una copertura contro eventuali movimenti di tassi e volatilità». C’è, però, un problema di distribuzione. In Europa gli sportelli bancari, che, secondo un’analisi della società di consulenza Pwc pesano per l’80% in Olanda, il 67% in Italia e superano il 40% in Germania e Svizzera, e le compagnie assicurative rappresentano ancora i canali distributivi dominanti. Perché banche e assicurazioni dovrebbero rinunciare a collocare i prodotti della “casa”, più ricchi? «I cambiamenti nel modo in cui i prodotti finanziari sono distribuiti stanno accelerando l’utilizzo degli Etp da parte degli investitori retail. I consulenti finanziari europei stanno sempre più adottando modelli di consulenza a parcella fee-basede questo tende a favorire prodotti a basso costo ed efficienti come gli Etp. Questi cambiamenti sono indotti dalla normativa nel Regno Unito, in Olanda e in Svizzera e da più ampie forze di mercato in Germania e in Italia». In media, gli Etf europei sono meno cari dei prodotti distribuiti negli Usa, il Ter-Total Expense Ratio è di circa 40 punti base contro i 55 punti base negli Usa. Il prezzo è stata la leva principale per attirare gli investitori in passato, continuerà ad esserlo anche in futuro? «L’efficienza in termini di costi e la liquidità sono elementi di valutazione cruciali per gli investitori quando implementano le loro idee di investimento. Per valutare il costo di un Etf, gli investitori devono guardare al di là della voce Total Expense Ratio e adottare l’approccio che in iShares chiamiamo Total cost of ownership (Tco). Il Tco non prende in considerazione solo i costi espliciti, come i costi di negoziazione e di intermediazione, ma considera anche i costi di ribilanciamento del portafoglio e i ricavi derivanti dal prestito titoli. Il team Capital Market di iShares è stato strutturato per aiutare i clienti, compresi intermediari, banche private e wealth manager, a eseguire le loro operazioni di compravendita di Etp in modo più efficiente, in ultima analisi, per migliorare il rendimento dei loro investimenti». La relazione tra Etf e rischio sistemico dei mercati è un argomento controverso. In un paper dello scorso anno, Ben-David, Franzoni e Moussawi sono giunti alla conclusione che l’attività di arbitraggio tra gli Etf e i titoli sottostanti aumenta la volatilità di questi ultimi e può potenzialmente propagare eventuali shock di liquidità. Qual è la sua opinione su Etp e rischio? «Come per tutti gli investimenti, è essenziale che gli investitori comprendano quale siano il rischio di mercato e i rischi strutturali che presentano i loro investimenti per assicurarsi, in primo luogo, che siano coerenti con le loro conoscenze e con le loro aspettative e, in secondo luogo, che, laddove si assuma rischio, questo sia adeguatamente ricompensato ». In media, gli Etf europei sono meno cari dei prodotti distribuiti negli Usa, il TerTotal Expense Ratio è di circa 40 punti base contro i 55 punti base negli Usa