Chi si aspettava che il cda di Premafin di venerdì 29 giugno mettesse almeno un punto fermo nella complessa vicenda che dovrebbe portare al riassetto di Fondiaria-Sai ha commesso un errore. Il board, che avrebbe dovuto decidere sulla riconvocazione dell’assemblea degli azionisti così come domandato sia dal custode giudiziale del 20% sia da Paolo Ligresti (azionista con poco più del 10% che ha chiesto la revoca del cda), ha deciso di riaggiornarsi a lunedì 2 luglio. La possibilità, prospettata dal curatore Alessandro Della Cha’, di congelare la decisione sull’aumento da 400 milioni riservato a Unipol convocando – presumibilmente a inizio agosto – una nuova assise urgente per esaminare proposte alternative, spariglierebbe le carte sul tavolo. Da una parte, infatti, farebbe inevitabilmente dilatare i tempi previsti dal piano Unipol (che per il riassetto Fonsai prevede una maxi-fusione con le tre società quotate della galassia Ligresti) facendo slittare gli aumenti di capitale almeno a settembre. Dall’altra, farebbe rientrare prepotentemente in gioco il tandem Sator-Palladio, che il 28 giugno ha presentato per Fonsai una nuova offerta, allineata alla precedente e basata su una ricapitalizzazione da 800 milioni. Il board di Premafin si è aggiornato a lunedì anche per valutare questa nuova proposta. Non stupisce dunque che in una lettera il gruppo bolognese, peraltro sostenuto dalle banche capitanate da Unicredit e Mediobanca, abbia richiamato la holding agli obblighi contrattuali, sottolineando che le due offerte alternative «non sono tra loro in alcun modo comparabili» e che un eventuale differimento dei tempi per chiudere l’operazione arrecherebbe «a Unipol e Premafin danni gravissimi e irreparabili». Il cda della holding di venerdì ha, invece, deliberato la cooptazione di Luca Cagnoni come amministratore non esecutivo dichiaratosi indipendente, mentre i consiglieri Samanta Librio e Antonino Geronimo La Russa hanno rassegnato le dimissioni.