di Luisa Leone

Le Casse si alleggeriscono di un po’ di mattone. Gli enti previdenziali pubblici e privatizzati negli anni hanno ridotto la propria presenza nel comparto immobiliare classico, tanto che oggi gli investimenti in asset mobiliari superano, di gran lunga per i privati, il mattone. È quanto emerge da uno studio dell’ufficio legislativo del ministero del Lavoro, basato sull’indagine dei bilanci 2010. Il primo dato rilevante è che tra pubblici e privati gli enti previdenziali gestiscono un patrimonio complessivo di oltre 54 miliardi. Di questi, la maggior parte, ossia 42 miliardi, è in mano alle casse privatizzate come Enpam, Inpgi, Cassa Forense (si veda tabella in pagina), mentre circa 12 miliardi fanno capo a Inps, Inail, Inpdap ed Enpals. Di questo consistente gruzzolo gli enti privati puntano la gran parte su asset mobiliari, che contano per ben il 70% del patrimonio delle casse. L’indagine divide in due categorie questi enti, quelli privatizzati con il decreto legislativo 509/94 (Cassa Commercialisti, Forense, Geometri, Notariato, Ragionieri, Enasarco, Anpacl, Anpaf, Anpaia, Enpam, Enpav, Fasc, Inarcassa, Inpgi e Onaosi) e quelli che fanno invece riferimento al decreto 103/96 (Enpab, Enpap, Aenpapi, Enpaia, Inpgi gestione separata, Epap ed Eppi). I primi, che gestiscono circa 40 miliardi, ne hanno puntati ben 27 su asset mobiliari, di cui buona parte (33%) sono obbligazioni e il 31% quote di fondi comuni di investimento, mentre gli investimenti in azioni «rivestono un ruolo marginale», si legge nel documento. Il progressivo allontanamento dal mattone deriva anche dal fatto che un numero sempre maggiore di casse privatizzate sta cedendo immobili per acquistare quote di fondi immobiliari, che pesano già per l’8% del portafoglio di questi enti. La gestione diretta del patrimonio immobiliare pesa invece ormai solo per il 23% del totale. Riguardo i piani di dismissione, lo studio segnala che alcuni soggetti privati hanno già avviato importanti piani pluriennali. Tra questi, l’Enasarco ha avviato un imponente programma di dismissioni, per alienare tutti gli immobili in portafoglio (4 miliardi) e conferire la liquidità rinveniente dalla vendita o parte degli stabili a fondi specializzati. La partenza del piano è slittata dal 2011 al 2012, ma entro l’anno la Fondazione Enasarco potrebbe cedere e conferire immobili per un valore complessivo di circa 2,5 miliardi. E anche altre casse si stanno muovendo in modo simile. Lo studio del ministero del Lavoro cita per esempio anche la Cassa dei ragionieri che, sebbene su scala più ridotta, ripropone lo stesso schema dell’Enasarco: nel 2012 conta di dismettere quasi tutto il suo patrimonio immobiliare da 500 milioni, vendendo in maniera diretta circa 150 milioni di euro di immobili e conferendo a fondi asset per 300 milioni. Ancora, l’Enpam su un patrimonio immobiliare di 3,5 miliardi stima di conferire asset per circa 700 milioni a fondi di settore e vendere appartamenti per circa 500 milioni. La situazione è parzialmente diversa per gli enti pubblici, per i quali la presenza di immobili in portafoglio è ancora molto significativa, anche a causa della retrocessione degli immobili dalle cartolarizzazioni degli anni passati. Lo studio riporta ancora separatamente i valori relativi a Inps, Inpdap e Enpals, perché l’accorpamento degli ultimi due nella prima è ancora in corso. Per l’Inps gli immobili pesano comunque meno degli asset mobiliari, con 1,8 miliardi rispetto 2,7 miliardi, mentre per Inpdap e Inail il mattone vale ancora più della metà del patrimonio, rispettivamente 1,2 miliardi e 2,8 miliardi. In controtendenza, rispetto agli altri enti pubblici, è l’Enpals, che su 300 milioni di patrimonio complessivo ne ha investiti in immobili solo 32 milioni. (riproduzione riservata)