Antoine Bernheim, ex presidente delle Generali, è deceduto a Parigi all’età di 87 anni. Il manager francese era stato chiamato per la prima volta alla guida della compagnia triestina nel 1995 (il suo ingresso nel board risale addirittura al 1973), restando al timone del gruppo per quattro anni, al termine dei quali venne costretto alle dimissioni in seguito a dissapori con Mediobanca. In seguito, una seconda parentesi lo vide tornare in sella al Leone nel 2001, dopo la morte di Enrico Cuccia e all’uscita di Vincenzo Maranghi da Mediobanca. Sempre i vertici di piazzetta Cuccia, nel 2010, decisero di rimpiazzarlo con l’ex presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, che a sua volta a Trieste ebbe vita molto breve. Alla sua seconda defenestrazione dal vertice di Trieste, Bernheim parlò apertamente di una «condanna a morte». Una delusione che venne forse in parte mitigata dalla concessione della carica di presidente onorario della compagnia, ruolo che ha rivestito fi no alla sua scomparsa, oltre che da un lauto vitalizio che ancor oggi fa discutere. In Italia e alle Generali, Bernheim era approdato nella scia dei numerosi successi riportati in Francia, dove dal 1967 al 2005 aveva ricoperto ruoli di crescente responsabilità nell’allora emergente banca d’affari statunitense Lazard. L’incedere dell’età non aveva ridotto granché l’attivismo del banchiere parigino, che ancora sedeva nel consiglio di sorveglianza di Le Monde e nel cda di Ciments Français, controllata dall’italiana Italcementi. © Riproduzione riservata