Giovanni Pons

La famiglia Ligresti batte un colpo e la fusione tra Fonsai e Unipol torna in alto mare. E rischia di trasformarsi in una battaglia legale tra le più intricate. La famiglia, dopo dieci anni di gestione deprecabile della seconda compagnia assicurativa italiana, non ci sta a rimanere con un pugno di mosche e osa l’inosabile: mettersi contro Mediobanca. La quale, insieme a Unicredit, per anni ha finanziato senza batter ciglio la compagnia e la controllante Premafin salvo poi scoprire, complice la crisi finanziaria, perdite per due miliardi di euro. Le due banche creditrici sono convinte che l’approdo finale di Fonsai debba essere con Unipol in una grande fusione in cui si annegano i debiti e le debolezze di tutti. La compagnia bolognese, tra l’altro, ha bisogno di mandare in porto l’aumento di capitale da 1,1 miliardi (400 li verserebbe in Premafin) anche per far fronte ai rischi assicurativi che si stanno manifestando in Emilia a causa del terremoto. Mentre dal canto loro i fondi Sator e Palladio hanno presentato una proposta di salvataggio da 800 milioni che va a premiare gli azionisti di minoranza Fonsai invece che penalizzarli ancora. La battaglia si sta trasformando in una lotta senza quartiere e il rischio che alla fine le sorti della vicenda vengano risolte o da un commissario straordinario o dalla magistratura sono sempre più elevate. Con un’unica consolazione: che tutte le magagne siano uscite alla luce del sole.