Sarà scontro, anche se l’esito è scontato. All’assemblea straordinaria di Generali, che si tiene oggi, l’amministratore delegato Giovanni Perissinotto, che sarà sfi duciato dal cda, si presenterà pronto a dare battaglia e a fare sentire le sue ragioni. Anche se la sua poltrona è sempre più vicina all’attuale a.d. della divisione General insurance di Zurich, Mario Greco. Un assaggio della battaglia lo ha dato lo stesso Perissinotto, che, in una lettera ai consiglieri, ieri ha detto chiaro e tondo che lui non si dimette e ha spiegato quelle che per lui sono le ragioni che hanno portato una parte del board a dare pollice verso al suo mandato. L’a.d. afferma che «non esiste un motivo oggettivo» per dimettersi e parla di «mossa inappropriata » nel voler destabilizzare ora la compagnia. Parla poi di «incredulità» nel vedere il socio di riferimento, Mediobanca, «mettere ancora una volta i propri interessi sopra quelli della compagnia, dei suoi assicurati, dei suoi impiegati e della stragrande maggioranza dei suoi azionisti». Perissinotto ribadisce che l’andamento del titolo in borsa «non è il risultato di errori di gestione», ma è «legato al fatto che siamo stati e rimaniamo leali sostenitori del debito sovrano del governo italiano». Ricorda inoltre che «in tutti questi anni e anche in tempi recenti, vari tentativi del management di Generali di diversificare il nostro rischio verso le nuove aree del mondo a maggiore crescita sono stati ostacolati dall’azionista di riferimento » perché «questo avrebbe potuto comportare una diluizione nel nostro azionariato e ridotto l’infl uenza sul gruppo dell’azionista Mediobanca, alla luce della sua evidente indisponibilità a sottoscrivere un aumento di capitale». E getta un’ombra sul suo futuro sostituto: per quanto il futuro a.d. di Generali possa essere «rispettabile», la sua scelta «non potrà fare a meno di essere inquinata dal fatto che la sua nomina è dettata da logiche che prescindono valutazioni di business». Quanto al peso negativo, manifestato a più riprese da Mediobanca, Perissinotto sottolinea che lo spirito di indipendenza del top management di Generali «ha provocato un irrazionale sospetto da parte del management di Mediobanca. Mi riferisco all’attuale transazione tra Unipol e Fonsai, che Mediobanca sta sponsorizzando». Da Mediobanca non è venuto, come tradizione, alcun commento. A replicare in modo duro è stato invece Leonardo Del Vecchio, che da mesi esprime critiche alla gestione di Perissinotto. Secondo il numero uno di Luxottica, che del Leone di Trieste è il terzo azionista di blocco, con il 3% del capitale, «già da tempo l’attuale a.d. non è adeguato a gestire le Generali. Questo era già dimostrato più chiaramente dalla modestia dei risultati gestionali, dalla più che negativa percezione del mercato del suo operato e, più in generale, dalla totale mancanza di visione strategica. Invece di ammettere tutto ciò e dare le dimissioni», continua Del Vecchio, «getta discredito sui consiglieri e sugli azionisti. Considera i consiglieri sottoposti a un’infl uenza speciale da parte di Mediobanca, affermazione tanto grave, quanto infondata. Posso testimoniare che la decisione di cambiare a.d. è maturata in ciascuno con piena convinzione e indipendenza. Sono stato io, insieme a Lorenzo Pelliccioli, a rappresentare a Mediobanca l’urgenza del cambiamento e Alberto Nagel ne ha convenuto. Quindi non si tratta di una mozione di sfi ducia di Mediobanca, ma di una parte molto rilevante del consiglio e dell’azionariato motivata esclusivamente da fatti aziendali inerenti alla compagnia». Per Del Vecchio poi, la vicenda Fonsai-Unipol, portata da Perissinotto quale una delle cause della sua defenestrazione, «non c’entra nulla con la sfi ducia». Il fronte che oggi proporrà la sfi ducia all’attuale a.d. può già contare al momento su almeno 11 o 12 voti favorevoli sui 17 consiglieri. Secondo fonti fi nanziarie, sarebbero Mediobanca, Leonardo Del Vecchio, Francesco Caltagirone e i De Agostini. Il mondo fi nanziario è però diviso. «Non crediamo che questa svolta sia una soluzione, la gestione del business ordinario è stata piuttosto buona», ha commentato Cheuvreux in un report dal titolo «Ritorno al passato». «Non crediamo che il management di Generali sia la principale ragione per cui il titolo è stato uno dei peggiori performer nel settore dall’inizio dell’anno», hanno spiegato gli analisti di Crédit Suisse. «Pieno dissenso» sulla scelta di Mediobanca di sfi duciare Perissinotto è venuta anche dal Gruppo agenti generali, espressione di circa 1.350 agenti. © Riproduzione riservata