di Alessandro Mocenni MF-DOWJONES NEWS

«Non si è raggiunta la prova che vi sia stato un accordo tra Unipol e le banche amiche e contropattisti fra il 21 e il 23 maggio 2005». Questo è il passaggio chiave delle motivazioni che hanno spinto la seconda Corte d’appello del Tribunale di Milano ad assolvere tutti gli imputati – con l’eccezione di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti – nel processo per il tentativo di scalata di Unipol su Bnl. Il 30 maggio scorso la Corte d’appello aveva scagionato 11 imputati e ridotto la pena per altri due. In particolare, erano stati assolti l’ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio (condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi), l’attuale ad di Unipol, Carlo Cimbri (3 anni e 7 mesi in primo grado), Francesco Gaetano Caltagirone (3 anni e 5 mesi), Vito Bonsignore, Danilo Coppola, Ettore Lonati, Tiberio Lonati, Stefano Ricucci, Giuseppe Statuto, Guido Leoni, Emilio Gnutti, tutti condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi. Pene ridotte, inoltre, per Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti: il primo da 3 anni e 10 mesi a 1 anno e 7 mesi; il secondo da 3 anni e 7 mesi a 1 anno e 6 mesi. Ridotta anche la sanzione per Unipol, passata da 720 mila a 420 mila euro. La Corte aveva inoltre revocato la provvisionale da 15 milioni in favore del Bbva concessa nel processo di primo grado e aveva revocato altresì le sanzioni a carico di Bper e Hopa. Nelle 150 pagine della motivazione si legge poi che l’accordo per cui non è stata raggiunta la prova sarebbe stato finalizzato «al mancato conferimento delle azioni del contropatto all’ops del Bbva, accordo volto a garantire a Unipol l’influenza dominante su Bnl. Una prova», proseguono i giudici d’Appello, «che, del resto, fin dall’origine, appariva di difficile individuazione, anche in considerazione delle diverse sottolineature con le quali all’interno della complessa operazione venivano individuate le condotte tenute dai contropattisti, soffermandosi dapprima (nella richiesta di rinvio a giudizio) sulla falsità del comunicato del 7 luglio 2005 e poi (nel decreto che dispone il giudizio) sul patto parasociale concluso quanto meno nella prima decade di luglio. La Corte non può che prendere atto di tale carenza probatoria». Sempre i giudici scrivono che «nessuna delle condotte, conversazioni e dichiarazioni illustrate consente di affermare che si fosse concluso tra Unipol e il contropatto l’accordo del 21-23 maggio 2005 posto a base dell’accusa. Anzi, prosegue la corte, «emergono plurimi elementi di contrasto con tale assunto e che indicano come fino alla fine di giugno del 2005 non fosse stato concluso alcun accordo tra Unipol e i contropattisti». Nelle motivazioni si ripercorrono poi le posizioni dei vari imputati alla luce del processo di primo grado e poi attraverso gli atti dell’appello. Alcune pagine vengono anche dedicate all’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio, assolto. La condotta tenuta da Fazio, nella vicenda del tentativo di scalata di Unipol su Bnl, per i giudici Flavio Lapertosa, Rosario Spina e Enrico Scarlini, non rileva alcun reato che si sarebbe potuto compiere soltanto a progetto realizzato. «Si tratta», scrivono i giudici, «di condotte che in sé non hanno immediato rilievo penale e che lo avrebbero acquistato solo se la realizzazione del progetto complessivo di contrasto» al Bbva si fosse realizzato. Era però anche possibile per la Corte che il risultato finale dell’opposizione al Banco fosse «raggiunto senza commettere alcuna ipotesi di manipolazione del mercato». La corte non nasconde il ruolo di Fazio quando scrive che «nei fatti, il ruolo assunto nella vicenda da Bankitalia e dal governatore Fazio non è stato quello dell’arbitro della contesa, come sembrerebbe più consono per un’autorità di vigilanza, ma quello di sodale di una delle forze contrapposte». Ma, stando ai giudici, senza compiere reati. (riproduzione riservata)