Chi ancora pensava che la nascita della Grande Unipol avrebbe permesso alle Coop azioniste di Bologna di entrare nei «salotti buoni» della finanza italiana, ieri è stato costretto a ricredersi. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nel dare il proprio sì condizionato alla maxi-fusione tra il braccio assicurativo del gruppo bolognese e le società quotate della galassia Ligresti, ha imposto anche alcune «misure per lo scioglimento dei legami azionari e finanziari con Unicredit e Mediobanca». Quest’ultima, di cui Piazza Cordusio custodisce la quota di riferimento dell’8,71%, è primo socio delle Generali, gruppo potenziale diretto concorrente della Grande Unipol. Proprio nell’ottica di eliminare commistioni e conflitti di interesse dannosi per la concorrenza, l’Authority ha chiesto che Fondiaria-Sai ceda l’intera partecipazione nella compagnia triestina «a soggetti che non siano in alcun modo controllati o collegati o aderenti a patti parasociali relativi alla gestione di Mediobanca». Fino alla cessione, «Unipol e Fonsai si asterranno dall’esercizio di qualunque diritto amministrativo, compresi quelli di voto, relativi a tale partecipazione». Una condizione, quella di uscire dal Leone, che l’Antitrust aveva già posto un anno fa, nel via libera all’accordo tra Premafin e Unicredit che gettava le basi per l’ingresso di Piazza Cordusio in Fonsai con il 7% (quota tuttora detenuta). Lo stesso accordo della scorsa estate, peraltro, è finito ieri nel mirino dell’Authority guidata da Giovanni Pitruzzella, che ha chiesto «lo scioglimento del patto parasociale in essere tra Unicredit e Premafin avente ad oggetto le azioni di Fonsai». Non solo: gli attuali amministratori della compagnia nominati da Unicredit, ossia Salvatore Militello, Ranieri de Marchis e Roberto Cappelli, dovranno dimettersi dal cda di Fonsai. Discorso analogo alla quota in Generali per quella detenuta dal gruppo Fonsai in Piazzetta Cuccia, pari al 3,83% e apportata al patto di sindacato, che dovrà essere ceduta. In particolare, si dovrà individuare «un fiduciario, presso il quale depositare le azioni», che nel frattempo saranno sterilizzate. Ci sono poi alcune misure imposte direttamente a Piazzetta Cuccia, in primis quella di «cedere tutte le eventuali partecipazioni azionarie che dovesse acquisire» nel nuovo gruppo. Oltre a quella di «non esercitare la facoltà di conversione dei prestiti in titoli equity», con riferimento alla parte convertibile del subordinato da oltre 1 miliardo con cui Mediobanca è esposta al gruppo Fonsai. Tra l’altro, l’Antitrust ha domandato anche che il gruppo bolognese inizi «a ridurre l’attuale debito di Unipol, Fonsai e Milano Assicurazioni verso Mediobanca, azzerandolo in prospettiva». C’è poi una parte del verdetto dell’Antitrust che riguarda la «cessione di asset», intesi come «società e rami di azienda, composti, tra l’altro, da marchi, portafogli assicurativi» e così via. La Grande Unipol dovrà ridurre, per effetto delle cessioni, le quote di mercato sotto il 30% a livello nazionale e provinciale in ciascun ramo danni e vita, «sulla base dei dati fonte Isvap». Proprio l’Authority assicurativa guidata da Giancarlo Giannini potrebbe emettere oggi il verdetto sulla maxi-fusione, mentre quello di Consob sull’esenzione dall’Opa su Milano Assicurazioni dovrebbe giungere la settimana prossima. In ogni caso, gran parte delle condizioni poste dall’Antitrust corrisponde con gli impegni che Unipol, Fonsai e Mediobanca avevano già preso nell’ottica di ammorbidire la posizione dell’Authority di fine aprile, quando, con un provvedimento shock, aveva sospeso l’intera operazione.