di Manuel Follis

Fino a qualche anno fa Davide Bizzi, il 50enne imprenditore che ha acquistato dal gruppo Risanamento l’area ex Falck di Sesto San Giovanni, confidava agli amici di non avere alcuna intenzione di costruire in Italia: troppe complicazioni burocratiche, troppe incertezze quanto a ritorni sull’investimento. La punta di diamante delle sue attività immobiliari era un progetto americano, un palazzo di 58 piani sulla Fifth Avenue di New York, in una delle zone più esclusive del mondo. Poi è arrivata la cordata che ha rilevato Sesto, l’accordo con l’architetto Renzo Piano e da ultimo il piano di intervento integrato votato dal consiglio comunale di Sesto. Sembrava tutto perfetto quando sono arrivate quelle complicazioni tutte italiane che per anni avevano tenuto Bizzi lontano dal Paese sotto forma di un balletto sulla cittadella della salute. La decisione su dove dovrà sorgere un polo di ricerca tra i più grandi e avanzati d’Europa spetta alla regione Lombardia, guidata da Roberto Formigoni. I cinque rinvii andati in scena finora la dicono lunga su quanto si tratti di una scelta difficile. E pensare che dal punto di vista tecnico al Pirellone non avrebbero dubbi: la candidatura dell’area di Sesto è più convincente di quella milanese della caserma Perrucchetti e sicuramente più attuabile delle aree intorno al Cerba (il Centro europeo di ricerca biomedica avanzata che Umberto Veronesi vorrebbe realizzare accanto allo Ieo), aree che fanno capo alla Imco di Salvatore Ligresti. La storia recente della cittadella della salute è fatta di lettere: quella scritta dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, a Formigoni per lamentarsi del poco tempo a disposizione del Comune per candidare una sua area e quella scritta dal neosindaco di Sesto San Giovanni, Monica Chittò, per lamentarsi a sua volta dell’ulteriore rinvio della decisione (dal 13 al 30 giugno). Nel mezzo c’è chi è riuscito a collegare questa proroga con l’inchiesta che coinvolge le holding dei Ligresti e la decisione che dovrà prendere il Tribunale Fallimentare proprio il 13 giugno. I terreni della Imco confluiranno in un fondo gestito da Hines Italia ed è ovvio che l’eventuale localizzazione sui terreni della cittadella della salute aumenterebbe il valore delle aree. Ma ci sono condizioni alla base della scelta del Pirellone che difficilmente potrebbero essere soddisfatte. La Regione è infatti pronta a prendere in considerazione qualsiasi sito, a patto che questo venga ceduto a titolo gratuito (già bonificato) all’ente pubblico. Ed è proprio questo aspetto, insieme ad altre questioni tecniche, che per ora fa pendere l’ago della bilancia per Sesto San Giovanni. Al di là del fatto che i terreni ex Falck garantirebbero una maggiore presenza di infrastrutture (la fermata della metro praticamente davanti e la ferrovia vicinissima), per Palazzo Marino il mese di giugno servirà per avere qualche garanzia da parte del ministero della Difesa sulla possibilità di cedere a titolo gratuito la caserma Perrucchetti al Pirellone. Difficile che da Roma consentano un passaggio simile e quindi è plausibile che si instauri una trattativa per poter monetizzare in qualche modo, se non la cessione della caserma, almeno quella di altre aree militari nella città. La proroga è stata comunque concessa, anche se al momento dunque la strada per portare la cittadella della salute alla Perrucchetti è in salita. Mentre salvo sorprese è quasi impraticabile quella che porta al Cerba. (riproduzione riservata)