Anna Messia

Altro che abolire la Covip. Il presidente dell’autorità di controllo sui fondi pensione, Antonio Finocchiaro, ritiene che la Commissione possa anzi essere rafforzata. Oltre alla vigilanza sulla previdenza complementare e sugli enti previdenziali privati e privatizzati di base, ovvero le casse, come previsto per queste ultime dal luglio scorso, potrebbe averla anche su un altro settore: quello dei fondi e delle casse sanitarie. «Guardi il mio non è un suggerimento interessato», aggiunge subito Finocchiaro. «Il mio mandato arriverà a scadenza a gennaio dell’anno prossimo e in base alla normativa vigente il rinnovo non è possibile» aggiunge. Ma sottolinea che «tra fondi pensione, casse e fondi sanitari le affinità sono molte. Già oggi, del resto», aggiunge, «alcune forme pensionistiche consentono agli aderenti di utilizzare una parte dei capitali accumulati per la copertura di eventi sanitari critici oppure per la perdita di autosufficienza ». Domanda. Ma come integrare settori così diversi? Risposta. Non sono settori così differenti come potrebbe sembrare, anche se alcune diversità ci sono. Per esempio i fondi pensione incassano oggi per pagare le pensioni domani. Mentre quelli sanitari incassano contributi e contemporaneamente pagano le prestazioni. Ma ripeto, ci sono anche affinità. I lavoratori coinvolti sono in parte gli stessi e anche le parti istitutive spesso coincidono. Mi sembra che finora le Casse s a n i t a r i e a b b i a n o operato in carenza di controlli pur movimentando ingenti risorse. Io sono pugliese e dalle mie parti si dice che chi maneggia festeggia. L’affermazione non sottintende, sia chiaro, riferimenti a casi concreti ma se i capitali da gestire sono rilevanti è opportuno che qualcuno vigili, vista la valenza sociale che ha la sanità integrativa. D. Eppure il governo, secondo indiscrezioni, avrebbe tutt’altra intenzione. Vorrebbe cioè riformare le authority con il passaggio di Isvap e Covip in Banca d’Italia, e presso altre autorità. Che ne pensa? R. Ho letto di questa ipotesi sulla stampa. La Commissione non esprime valutazioni in tal senso perché la materia è di competenza di governo e parlamento, alle cui decisioni doverosamente si rimette. Rilevo che ipotesi come quelle da lei indicate possono configurare un passaggio da una forma di vigilanza per soggetti a una per finalità. Riforme di questo tipo richiedono tempi tecnici non brevi. D. Ci sono novità sui controlli relativi alle Casse previdenziali? Anche in questo campo il bisogno di vigilanza, visti gli ultimi casi che hanno interessato anche le Procure, sembrano evidenti. R. L’anno scorso ci è stato affidato il compito di vigilare su alcuni aspetti della loro attività. Ma, a differenza dei fondi pensione, che dispongono di un decreto di inquadramento dell’attività (il 703 del 1996, ndr) un testo simile non esiste ancora per le casse previdenziali (a emanarlo dovrà essere il Mef, ndr). Per il momento abbiamo proceduto alla predisposizione degli schemi di rilevazione dei dati sulla composizione del patrimonio mobiliare e immobiliare di tali enti, nonché sulla relativa redditività, tenendo conto degli analoghi prospetti utilizzati finora dal ministero del Lavoro. Ovviamente, abbiamo anche valorizzato l’esperienza maturata per le segnalazioni di vigilanza delle forme pensionistiche complementari. Rilevo, peraltro, che su questi enti, oltre alla Covip, vigilano anche i ministeri del Lavoro e dell’Economia, la Corte dei Conti e una Commissione parlamentare. Un sistema che può generare duplicazioni e credo che una semplificazione sia auspicabile D. Qual è stato finora il vostro contributo alla vigilanza sulle Casse? R. Sono stati avviati accertamenti su situazioni dove sono emerse criticità a seguito di segnalazioni circostanziate che ci sono state trasmesse. Oltre che in relazione a specifiche richieste dei ministeri vigilanti. D. Avete avviato ispezioni? R. Non ancora. Anche perché abbiamo carenza di personale. Solo due persone lavorano su questo comparto. Da pochi giorni abbiamo avuto il via libera per dieci nuove assunzioni, ma rigorosamente a tempo determinato, e non è facile reperire bravi attuari e tecnici di bilancio disposti a lavorare con un contratto a termine. D. Oltre alle Casse c’è un altro nodo che è emerso nella sua relazione annuale di maggio. Le sospensioni dei contributi. Un iscritto su cinque ha smesso di versare. Che succede? R. Le sospensioni contributive interessano il 20% delle adesioni, in aumento rispetto al 2010. Il fenomeno è complesso: include diverse tipologie di lavoratori e di causali; non di rado è il risultato di scelte individuali. La Covip non ha poteri finalizzati a garantire l’assolvimento, pieno e tempestivo, dell’obbligazione contributiva. In ogni caso, ci ripromettiamo di avviare un’indagine per capire meglio quali sono le ragioni analitiche, oltre ovviamente alla crisi, di questa condizione. Anche per verificare se, oltre all’impatto della crisi dell’economia reale, si stia configurando anche una sorta di sfiducia verso il sistema della previdenza complementare. (riproduzione riservata)