di Carlo Giuro

Come investire i propri risparmi per costruire la pensione integrativa? Uno degli snodi fondamentali del percorso è proprio la modalità di investimento più appropriato considerando il fine da raggiungere. La struttura finanziaria sottostante è infatti quella della capitalizzazione finanziaria dei contributi versati con il valore determinante del «come si investirà». La riflessione sulla scelta di investimento è ancora più delicata in un momento di alta volatilità sui mercati come quello attuale, il tutto in una cornice il cui il livello di conoscenze finanziarie nel nostro Paese non è particolarmente elevato, anche se sono in corso alcune iniziative da parte del ministero del lavoro, dell’Inps e delle singole società di gestione per accrescere la cultura previdenziale. Una delle possibili soluzioni, auspicata sia dalla Covip nella Relazione annuale che dall’Ocse, è costituita dall’adozione da parte delle forme di previdenza complementare di meccanismi life cycle. Le raccomandazioni del Gruppo di lavoro sulle pensioni private (Working party on private pensions) dell’Organizzazione internazionale con riferimento alle politiche di investimento menzionano infatti in primo luogo la necessità di definire appropriate opzioni di default, vista la difficoltà degli iscritti di effettuare scelte autonome adeguate. Al riguardo, sono esplicitamente richiamate come adeguate le strategie di tipo life cycle, atte a ridurre l’impatto del rischio di mercato sulle posizioni individuali man mano che l’iscritto si avvicina al pensionamento. Ma cosa è il life cycle? Si tratta, nella versione classica, di un programma di investimento automatico che adatta periodicamente le caratteristiche previdenziali del lavoratore alle scelte di investimento del fondo pensione in base agli anni mancanti al pensionamento. È quindi una sorta di pilota automatico. Per esempio, per un giovane aderente i versamenti destinati al fondo pensione andranno nel comparto azionario e, successivamente, i fondi verranno spostati in comparti bilanciati e in genere più tranquilli, a scadenze predeterminate (ad esempio, ogni cinque anni), in relazione agli anni mancanti alla data di pensionamento. La gestione diventerà tutta monetaria o addirittura con rendimento minimo garantito negli ultimi anni prima della pensione. Quindi azionario per il lungo termine e spostamento graduale nell’obbligazionario e monetario, fino alla pensione. L’obiettivo è quello di liberare il risparmiatore dalla scelta del come e del quando cambiare linea, attenuando sensibilmente il peso dell’emotività. Esistono molte tipologie di life cycle, perché nel tempo la metodologia di base si è evoluta per far fronte alle varie problematiche che si sono presentate. Lo schema classico era quello statico, definito come «get and forget» (scegliere inizialmente e non pensarci più), ossia legata ad un insieme di investimenti scelti in funzione della durata (target date) e conservati fino a scadenza. Gradualmente si è introdotta un’evoluzione dinamica, in cui la scelta dell’investimento, pur rimanendo legata al momento del pensionamento, viene aggiornata in funzione dell’evoluzione del mercato (target date dinamico). L’ultima frontiera è quella legata alla metodologia cosiddetta target risk, in cui la scelta dell’investimento è legata alla propensione al rischio dell’iscritto, supponendo che questa cambi con l’età. L’investimento del singolo aderente, anno per anno, viene spostato da una tipologia iniziale di investimento di crescita ad un investimento garantito nelle età più vicine al pensionamento. Per ogni età ci sarà quindi una composizione del rischio considerata ottimale. Andando a riscontri empirici e attingendo alla Relazione Covip, nei fondi negoziali la distribuzione per età degli iscritti rispetto ai diversi profili di rischio/ rendimento a fine 2011 non evidenzia cambiamenti significativi rispetto al 2010. I comparti garantiti e obbligazionari prevalgono nelle scelte di tutte le classi di età, raggiungendo livelli elevati (intorno al 70%) tra gli iscritti più giovani. Le scelte di adesione degli iscritti, quindi, non sembrano conformi a un comportamento di tipo life cycle. Dal punto di vista canonico solo Previmoda tra i negoziali prevede il life cycle. Con riferimento ai fondi pensione aperti sono nove gli strumenti che offrono comparti ovvero piani di investimento con meccanismi di graduale riduzione dell’esposizione azionaria all’aumentare dell’età dell’aderente (comparti target- date o piani life cycle). Gli aderenti che hanno scelto un percorso life cycle o targetdate sono risultati 19 mila, corrispondente all’11% del totale degli iscritti ai fondi che offrono detti programmi L’età non sembra rivestire un ruolo significativo nel determinare le scelte di adesione alle diverse tipologie di comparto. Il 43% degli iscritti al di sotto dei 35 anni ha aderito a comparti garantiti e obbligazionari, mentre il 30% ha preferito linee di investimento azionarie. Dette percentuali risultano in linea di massima confermate fra gli iscritti appartenenti alle classi di età centrali mentre quelli con almeno 55 anni hanno scelto per il 49% i comparti garantiti e obbligazionari e per il 22% i comparti azionari. (riproduzione riservata)