Il fondo gestito interamente dai giornalisti, eletti nell’ambito dell’ordine, si chiama Casagit, Cassa autonoma di assistenza integrativa dei giornalisti, ed è nato per volontà del proprio sindacato unitario (Fnsi) nel novembre del 1974, cinque anni prima dell’entrata in vigore del servizio sanitario nazionale (1/1/1980). Dal 1984 il contratto nazionale di categoria ha reso obbligatoria l’iscrizione a Casagit dei giornalisti con rapporto di lavoro subordinato con un’azienda editoriale (cosiddetti contrattualizzati). Per questi la contribuzione è calcolata in percentuale sul totale del reddito prodotto dall’attività giornalistica, mentre per gli altri non contrattualizzati la contribuzione è articolata su tre fasce in relazione al loro reddito. Ciò in ossequio alla memorabile frase, a cui espressamente si ispira Casagit, di Giovanni Spadolini, giornalista, statista, storico, secondo cui «ciascuno versa secondo il guadagno e riceve secondo il bisogno». Sottolineando in tal modo il carattere mutualistico e solidaristico di questa istituzione assistenziale. A tutti gli iscritti è riconosciuta l’estensione dell’assistenza all’intero nucleo familiare, compresa la parità di trattamento alle coppie di fatto, anche dello stesso sesso. Il bilancio consuntivo del 2010 si è chiuso con un avanzo di esercizio di oltre 11 milioni di euro. A questo quadro positivo si contrappongono gli effetti negativi dell’attuale stagione di estrema difficoltà che il giornalismo italiano sta attraversando: un costante e progressivo esodo di professionisti dalle redazioni, un ricorso massiccio alla cassa integrazione e un sostanziale blocco delle assunzioni. Daniele Cerrato, presidente Casagit, dichiara che «c’è la volontà di dare un’opportunità concreta a quanti oggi non possono permettersi un “ombrello Casagit”: i free-lance innanzitutto, ma più in generale gli oltre 20 mila colleghi che vivono di giornalismo in un mercato al ribasso e non hanno un’assistenza sanitaria adeguata per loro e per le loro famiglie. Abbiamo la gestione separata Casagit 2, che deve essere più finalizzata a chi fa il giornalista senza tutele. L’obiettivo è una formula nuova, che consenta di venire incontro, con costi inferiori e con offerte di assistenza sanitaria tarate sulle ridotte capacità contributive, a favore dei colleghi senza contratto, senza diritti, precari, disoccupati. Questi colleghi sono sempre più numerosi. La crisi economica ha modificato anche lo status dei giovani professionisti: entrano nel mondo del lavoro tardi con redditi molto bassi». In ogni caso la problematica assistenziale è sempre più impegnativa e diventa necessario aumentare le convenzioni, in particolare nell’area della riabilitazione e lungodegenza. Si pensa al reperimento di residenze sanitarie assistite per gli anziani. Tra gli iscritti risultano 2.050 ultraottantenni (1.200 donne e 850 maschi). Un altro tema strategico è allargare con nuove soluzioni la base contributiva. Tra le ipotesi quella di mettere il know how a disposizione di altre categorie professionali e quella di promuovere nuove alleanze.