di Paola Valentini

I Paperoni italiani sono meno liquidi di quelli europei. La quota di cash in portafoglio è dell’11,8% contro il 24% della media continentale. E una fetta crescente è rappresentata dal risparmio gestito, passato dal 12,7% del 2009 al 16,3% del 2010. Ma fondi e gestioni hanno ancora ampi spazi per crescere nei portafogli dei Paperoni italiani, se si considera che la media europea è del 22%. È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Aipb (Associazione Italiana del Private Banking) sul mercato tricolore dei super-ricchi, composto da 611 mila famiglie. Le masse che fanno capo all’industria del private banking in Italia erano pari a 421 miliardi di euro a fine 2010 (+6,8% rispetto al 2009). Tale importo rappresenta il 47% della ricchezza private totale, che si può stimare in 896 miliardi di euro. Le gestioni rappresentano una quota del 18,3%, i fondi del 12,4%. Mentre nei portafogli con meno di 2 milioni di euro c’è un maggiore utilizzo di fondi (18,4%) rispetto alle gestioni (8,8%). In entrambi i casi il risparmio gestito rappresenta il secondo maggior investimento dei Paperoni italiani alle spalle delle obbligazioni. Resta ancora bassa l’esposizione verso le borse, al contrario dei grandi patrimoni europei che investono maggiormente in titoli quotati sul mercato: in Italia le azioni occupano l’11,3% dei portafogli contro il 14% della media europea. La sfida ora, secondo Aipb, è trasformare il grande risparmiatore in investitore per convogliare patrimoni privati a sostegno dello sviluppo dell’economia. «Occorre coinvolgere patrimoni privati con nuove forme di finanza per lo sviluppo, con rischi e vantaggi condivisi e suddivisi tra imprese, banche, grandi investitori e famiglie», spiega Bruno Zanaboni, segretario generale dell’Aipb. D’altronde, sottolinea l’analisi dell’associazione, gli 896 miliardi di ricchezza detenuta dalle famiglie private italiane rappresentano un importo in grado di controbilanciare i 779 miliardi di debito pubblico italiano detenuto dagli investitori esteri (circa la metà del totale) e di garantire le necessarie liquidità e stabilità al sistema bancario. (riproduzione riservata)