Solo con l’anticipo della riforma al 2013 e con l’adeguamento annuale dei coefficienti si tagliano 1,5-2 miliardi. Ma i sindacati salgono sulle barricate e frenano nuovi interventi in materia previdenziale 

di Andrea Bassi

Il pacchetto previdenza allo studio del governo potrebbe dare un contributo sostanziale alla manovra quadriennale da 45 miliardi alla quale sta lavorando Giulio Tremonti. L’impatto complessivo delle misure ipotizzate potrebbe arrivare fino a 5 miliardi. Molto, tuttavia, dipende dall’inclusione tra gli interventi dell’innalzamento a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne del settore privato, una misura che a regime vale da sola 2-2,5 miliardi di euro.

 

 

L’anticipo al 2013 dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita, invece, comporterebbe risparmi per 1,2 miliardi. Somma che, tuttavia, salirebbe fino a 1,8-2 miliardi nel caso in cui fosse introdotto anche un anticipo dell’adeguamento dei coefficienti di trasformazione (oggi gli scatti sono triennali). Altri 350 milioni, poi, arriverebbero dall’aumento dal 26% al 33% dei contributi previdenziali dei lavoratori autonomi, mentre il blocco della rivalutazione delle pensioni d’oro (quelle superiori otto volte alle minime), farebbe risparmiare alla casse dello Stato altri 150 milioni di euro. Ma che il pacchetto previdenziale possa realmente riuscire ad entrare nel menù della manovra è tutt’altro che certo. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha detto che per ora si tratta solo di «voci». Un modo, probabilmente, per provare a stemperare il clima con i sindacati che sull’argomento è diventato immediatamente bollente. «Abbiamo già stretto sulle pensioni», ha detto ieri il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, «Ora», ha aggiunto, «c’è da stringere sui costi della politica». Sulla stessa linea Domenico Proietti, segretario confederale della Uil. «Non si può sempre pensare di fare cassa con la previdenza», ha detto commentando le ipotesi. Duro anche il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Siamo», ha affermato, «di fronte a un tentativo di fare cassa per il welfare e a un’idea di manovra recessiva non utile per il paese». A difendere l’intervento sulla previdenza, è stata invece Emma Marcegaglia. «È un intervento importante», ha detto il leader degli industriali, aggiungendo che «darebbe credibilità ad una manovra strutturale». L’aumento dell’età di accesso alla pensione per le donne che lavorano nel settore privato per equipararla a quelle del pubblico (65 anni dal 2012) è un’ipotesi che «va nella direzione giusta» secondo Alberto Brambilla, presidente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale. Quanto al possibile anticipo al 2013 del primo scatto di 3 mesi per l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alle speranze di vita, secondo Brambilla sarebbe meglio anticipare la verifica prevista dalla legge Damiano in modo da far scattare in anticipo l’ultimo degli scalini, la cosiddetta quota 97 (98 per gli autonomi), ossia 61 anni di età e 36 di contributi (62 anni per gli autonomi). (riproduzione riservata)