Ancora una volta Piazza Affari (-2,7%) perde più delle altre borse europee. La Grecia trova l’accordo con Ue e Fmi sul piano di austerity quinquennale: sarà aumentata l’Irpef

di Marcello Bussi

Come succede ormai da troppo tempo, ieri Piazza Affari (-2,7%) ha perso più delle altre borse europee, in una seduta pesante per tutti i mercati finanziari. I titoli più martoriati (e anche qui il copione si è ripetuto) sono stati quelli delle banche, che continuano a patire, oltre ai problemi della Grecia, le ricapitalizzazioni a raffica suggerite dal governatore della Banca d’Italia (e prossimo presidente della Bce) Mario Draghi.

 

Come se non bastasse, oggi bisognerà misurare l’effetto Moody’s, che ieri a mercati chiusi ha annunciato di avere messo sotto osservazione per un possibile taglio il rating sul debito a lungo termine di 16 istituti di credito italiani. Si tratta di Intesa Sanpaolo (con le controllate Banca Imi e CariFirenze), Mps (con la controllata Mps Capital Services), Cassa depositi e prestiti, Banco Popolare, Bnl, Cariparma e Friuladria, Banca Carige, Banca Sella, Cassa di Risparmio di Bolzano, Cassa di Risparmio di Cesena, Banca Padovana Credito Cooperativo, Cassa Centrale Banca, Cassa Centrale Raiffeisen e l’Istituto Servizi Mercato Agroalimentare.

Per alcuni di questi (tra cui Mps,Banco Popolare e Carige) sono finiti sotto osservazione anche i rating a breve. Moody’s ha spiegato che si tratta di una misura conseguente all’analoga mossa annunciata il 17 giugno scorso per il rating assegnato all’Italia (lunedì scorso lo stesso trattamento era stato riservato a Eni, Enel,Finmeccanica, Poste e Terna, che vedono lo Stato nel loro capitale). I rating dei 16 istituti messi sotto osservazione «sono sensibili anche a moderate variazioni dell’affidabilità creditizia del governo e della sua capacità di supportare le banche del Paese». L’agenzia ha inoltre abbassato da stabile a negativo l’outlook sul debito a lungo termine di altri 13 istituti, tra cui Ubi, Credito Emiliano, Credito Valtellinese e Banca Italease. Altre banche italiane, come Unicredit e Bpm, non sono invece state prese in considerazione perché hanno già outlook negativo o sono già state messe sotto osservazione per un possibile taglio.

 

Nella seduta odierna l’effetto Moody’s potrebbe essere annullato dal raggiunto accordo fra Grecia e Ue-Fmi su un nuovo piano di austerità quinquennale. A sbloccare lo stallo, è stato il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, che ha accettato di abbassare il reddito minimo per pagare l’imposta sui redditi a 8 mila euro dai precedenti 12 mila, oltre a un’addizionale che varierà dall’1 al 5% a seconda del reddito. Pur se atteso, si tratta comunque di un passo avanti verso la soluzione della crisi ellenica. Crisi che due giorni fa aveva spinto il presidente uscente della Bce, Jean-Claude Trichet, a parlare di «allarme rosso». Mentre ieri il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, parlando della crisi della democrazia, ha dichiarato che «l’incognita della Grecia è fonte di rischio non solo finanziario ma politico». Il nuovo piano di austerità dovrebbe anche servire a trovare le risorse per coprire un buco di 3,5 miliardi di euro nel bilancio 2011 della Grecia che, secondo alcune fonti, sarebbe stato trovato dagli ispettori della trojka. Poco prima dell’inizio del vertice Ue di ieri a Bruxelles, si sono incontrati privatamente per mezz’ora Trichet, il premier greco George Papandreou, il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Quest’ultima ha auspicato «unità all’interno» della Grecia, sottolineando che «è stato così in Irlanda e Portogallo». Mentre il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, ha rivelato di avere «fatto pressioni» sul leader dell’opposizione greco, Antonis Samaras, perché «abbandoni la sua posizione negativa» e appoggi il piano di austerità del governo Papandreou.

 

 

Intanto sono proseguite le discussioni sul coinvolgimento degli istituti di credito in un secondo pacchetto di aiuti ad Atene. Il commissario Ue agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, che per primo aveva proposto di adottare l’Iniziativa di Vienna, ha dichiarato che il miglior modo di trattare con le banche un riscadenzamento volontario dei titoli di Stato greci è su base decentralizzata, ovvero «attraverso i ministeri delle Finanze nazionali che contattano le banche o le istituzioni finanziarie nella loro giurisdizione». Trattative peraltro iniziate già mercoledì scorso. Intanto l’Autorità bancaria europea (Eba) ha fatto sapere che gli stress test bancari «conterranno una valutazione del potenziale impatto sistemico che deriva dalle attuali condizioni di mercato in Grecia», ma «non terranno conto di un potenziale default». (riproduzione riservata)