?L’annuncio delle condizioni degli aumenti di capitale ha travolto i titoli Fondiaria-Sai eMilano Assicurazioni. Ma il prezzo a forte sconto è una chance per chi crede nel successo della ristrutturazione del gruppo 

di Andrea Di Biase

 

Unicredit per sottoscrivere il 6,6% di Fondiaria-Sai investirà complessivamente 170 milioni e pagherà ciascun titolo 7 euro, con un premio del 75% rispetto alla chiusura di giovedì 23 giugno (il giorno seguente il cda di FonSai che ha deliberato le condizioni dell’aumento di capitale).

 

La Premafin della famiglia Ligresti (che anche dopo la svalutazione effettuata nel bilancio 2010 ha i titoli Fondiaria-Saiiscritti a un valore di carico unitario di 18,25 euro) sottoscrivendo l’aumento per rimanere almeno al 35% abbasserà il costo medio di ciascun titolo a 11,52 euro. Certo, la quota dei Ligresti incorporerà ancora un robusto e, a detta dei critici, forse anche eccessivo premio di maggioranza, ma anche alcuni importanti azionisti delle Generali, come De Agostini, Effeti-Ferak e il gruppo Ppf di Petr Kellner, hanno i titoli del Leone iscritti a bilancio a un valore superiore a quello delle quotazioni correnti, per il fatto che i corsi di borsa, a loro giudizio, non riflettono adeguatamente il valore dell’investimento e le prospettive di crescita del titolo.

 

C’è da dire però che, mentre leGeneralisono un gruppo di dimensioni europee con una propensione globale e potenzialità di crescita ampiamente riconosciute, Fondiaria-Saisenza le risorse dell’aumento di capitale sarebbe a un passo dal commissariamento da parte dell’Isvap.

 Chi decide di investire in FonSai e partecipare alla ricapitalizzazione è bene dunque che abbia ben chiaro questo aspetto. Il forte sconto, pari al 39,6% del Terp (il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto), applicato al prezzo di emissione delle nuove azioni ordinarie (1,5 euro) è giustificato anche per questo motivo. Ma per chi, seguendo l’esempio di Unicredit, ritiene che la ristrutturazione del secondo gruppo assicurativo italiano sia un obiettivo più che realistico, la partecipazione all’aumento di FonSai e della controllata Milano Assicurazioni potrebbe rivelarsi un’ottima opportunità. Sempre che si abbia un’orizzonte temporale di investimento non di breve periodo. Non per niente la banca di Piazza Cordusio (che si è imbarcata nell’operazione per difendere i propri crediti verso le holding dei Ligresti a monte del gruppo assicurativo) ha fissato per fine 2016 il termine entro il quale farsi riconoscere da Premafin parte dell’eventuale apprezzamento del titolo Fondiaria-Sai. I patti parasociali prevedono infatti che se, alla data del 31 dicembre 2016, il valore del 35% di FonSai in portafoglio a Premafin sarà superiore al valore del medesimo calcolato in base al Terp dell’aumento di capitale, i Ligresti riconosceranno a Unicredit un premio pari al 12,5% della differenza tra il valore finale e il valore di partenza. In Piazza Cordusio sono dunque convinti che il turnaround possa andare in porto con successo e che il titolo, che in un anno ha perso il 49,15%, possa tornare su livelli più consoni. I presupposti, almeno sulla carta, ci sono. Basti considerare che solo il blasonato portafoglio-titoli del gruppo Fondiaria-Sai, gran parte dei quali sono stati recentemente svalutati, agli attuali corsi di borsa si avvicina al miliardo di euro. Pari dunque alla somma delle capitalizzazioni di FonSai e della controllata Milano. È vero che alcune di queste partecipazioni, come il 4% diMediobanca e il 5,4% di Rcs, rimangono strategiche, come sottolineato di recente dal patron Salvatore Ligresti, tuttavia la disponibilità manifestata dal vertice di Fondiaria-Sai all’Antitrust a cedere l’1,13% delle Generali (si veda altro articolo in pagina) lascia intravedere un atteggiamento meno rigido sul tesoretto di partecipazioni da parte dell’azionista di riferimento. Il buon esito della ristrutturazione del gruppo dipenderà infatti anche dal margine di manovra che i Ligresti concederanno all’ad Emanuele Erbetta e al dg Piergiorgio Peluso, arrivato da Unicredit per occuparsi della finanza di gruppo. Se il primo dovrà rilanciare l’attività industriale di FonSai e Milano Assicurazioni nel solco delle linee guida indicate a inizio anno (recupero della solvibilità, focalizzazione sul core business, razionalizzazione dei costi), il secondo avrà il compito di valorizzare al meglio gli attivi del gruppo: non solo le partecipazioni quotate e non, ma anche il vasto portafoglio immobiliare.

Un’altro aspetto che, chi intende puntare sull’aumento di Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni, deve tenere in considerazione sarà l’elevata volatilità che i titoli coinvolti nell’operazione potrebbero evidenziare nelle prossime settimane, considerato che sul mercato ci saranno più diritti che azioni e sarà possibile fare arbitraggi tra i due tipi di strumenti finanziari. Il crollo dei titoli delle due compagnie nel corso della seduta di giovedì 23 giugno, la prima dopo l’annuncio delle condizioni dell’aumento, è stato letto da qualche osservatore come una bocciatura dell’operazione da parte del mercato. In realtà sul forte calo dei titoli coinvolti nell’operazione hanno inciso alcuni aspetti di natura tecnica. Innanzitutto la seduta di giovedì 23, così come quella di venerdì 24, è stata caratterizzata da una debolezza complessiva dei titoli del settore finanziario di Piazza Affari. Una debolezza legata alla decisione di Moody’s di mettere sotto per un possibile downgrade 16 banche italiane. In questo contesto il titolo FonSai ha chiuso la prima seduta dopo l’annuncio delle condizioni cedendo circa 6 punti percentuali più di Piazza Affari. Si tratta di un andamento pressoché in linea con quello dei titoli delle banche che di recente hanno annunciato aumenti di capitale. C’è poi un altro aspetto da considerare. FonSai detiene azioni proprie per circa l’11% sulle quali non potrà, per legge, esercitare i diritti d’opzione, ma sarà costretta a venderli sul mercato a partire da lunedì 27. Molti investitori hanno dunque deciso di andare short sul titolo con l’obiettivo di ricoprirsi nei prossimi giorni acquistando i diritti messi in vendita dalla compagnia stessa. Per quanto riguarda il crollo della Milano Assicurazioni, invece, molto è dipeso dall’esiguità di flussi su un titolo che non è presente in nessun indice di borsa e che pertanto non ha un vero mercato di investitori istituzionali. Sono pertanto bastati scambi per un controvalore di 5 milioni di euro per far perdere al titolo Milano il 28%. (riproduzione riservata)