di Anna Messia

Nonostante ultimamente le gestioni separate siano state un po’ trascurate dalle banche che hanno fatto spazio nei loro scaffali a obbligazioni e spesso anche a propri aumenti di capitale, questi prodotti restano comunque ben presenti nelle tasche degli italiani. Nel 2010 le polizze tradizionali, che investono appunto in gestioni separate, sono arrivate ad amministrare ben 68 miliardi di euro rispetto ai 30 miliardi del 2007. Un boom incredibile che ha reso queste polizze ancora più popolari di quanto già non fossero. E chi ha scelto questi prodotti non si può del resto lamentare se si considera che il guadagno nel 2010 non è stato affatto male: il rendimento medio, secondo le rilevazioni effettuate dalla società di consulenza Iama Consulting su un totale di 310 gestioni separate, è stato del 3,8% lordo, che considerando i costi e i caricamenti aggiuntivi, corrisponde in media a un rendimento netto di oltre il 2,5%. Meglio quindi di qualunque investimento monetario a breve termine. Ma non a tutti è andata così bene e le differenze più ampie si riscontrano nelle gestioni separate più piccole, che hanno una variabilità di rendimento molto elevata. «Il rendimento lordo medio 2010 delle 260 gestioni che hanno un patrimonio fino a un miliardo di euro è stato del 3,87%», dice Luca De Matteis, consulente di Iama consulting, «ma all’interno di questa gamma, che rappresenta il 19% dell’intero mercato, ci sono gestioni che rendono addirittura il 13,6% (si tratta della gestione Foriv, in franchi svizzeri, di Itas Assicurazioni) e altre che scendono addirittura allo 0,5%». Per chi sceglie prodotti più grandi le differenze di rendimento sono invece molto più contenute. Le dieci gestioni che amministrano più di 5 miliardi (e che rappresentano il 46% dell’intero mercato) rendono in media il 3,79% lordo, ma la differenza tra loro è molto più contenuta: la peggiore nel 2010 ha guadagnato il 2,6%, mentre la migliore ha reso il 4,34%. Nelle gestioni più piccole bisogna quindi fare più attenzione a scegliere il prodotto giusto. Iama ha poi stilato la classifica dei migliori prodotti per canale di vendita, su un campione di 200 polizze tradizionali (escludendo quindi i prodotti multiramo e quelli di pura capitalizzazione). A rendere più di tutti è stata la gestione separata Pramerica Financial, collocata dagli agenti di assicurazione Pramerica, che ha reso il 6,43%. Mentre tra il canale dei promotori finanziari a brillare è stata la gestione Nuova Concreta, collocata da BancaGenerali, che ha guadagnato il 4,61% lordo. E se si guarda infine alla distribuzione allo sportello bancario i più bravi sono stati i gestori di Primavera, che ha guadagnato il 4,65%, ed è stata collocata dalla compagnia Risparmio&Previdenza del gruppo Cattolica, che distribuisce tra l’altro tramite gli sportelli della Banca popolare di Bari. Quest’ultima gestione, a differenza delle altre due, non può però più essere sottoscritta da nuovi clienti, perché si tratta di una gestione chiusa, sulla quale le nuove polizze non possono più investire. E in effetti i migliori rendimenti si riscontrano proprio tra le gestioni lanciate negli anni passati, che hanno in pancia titoli più vecchi e remunerativi. All’inizio degli anni 90, del resto, venivano lanciati prodotti con rendimenti minimi garantiti del 4%, mentre oggi ci sono addirittura prodotti che propongono come unica certezza la sola restituzione del capitale.

Fortunato quindi chi queste polizze le ha comprate anni fa, perché continua a godere di rendimenti sopra la media; ma c’è in realtà un rischio da non sottovalutare nel caso in cui le gestioni sottostanti siano ancora aperte a nuove sottoscrizioni. Questi prodotti si basano infatti sul principio della mutualità nel tempo degli iscritti. Valutano cioè i titoli in portafoglio al costo ed è la compagnia a decidere quando liquidare. Il rischio è che gli investitori istituzionali, più scaltri ed esperti dei privati, sottoscrivano le gestioni (ancora aperte) che hanno plusvalenze implicite molto elevate, annacquando i rendimenti e beneficiando della plusvalenza implicita che era stata accumulata negli anni. Un pericolo ben presente agli occhi dell’Isvap che proprio qualche giorno fa ha emanato un regolamento che obbliga l’organo amministrativo della società a fissare limiti agli importi che possono essere movimentati da un unico contraente, o da più sottoscrittori collegati da rapporti partecipativi. Ma il rischio non è stato del tutto eliminato perché operazioni di questo tipo possono essere ancora lecite a danno dei clienti retail più ingenui. (riproduzione riservata)