Cresce il numero e il valore dei mandati ottenuti dagli asset manager non italiani nella gestione dei fondi negoziali. Alle spalle di Eurizon, Ugf e Pioneer salgono infatti in classifica State Street e Hsbc 

di Roberta Castellarin e Paola Valentini

Pioneer, Eurizon e Ugf. Questi, secondo la fotografia scattata a fine marzo 2011 dalla Mefop (società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione), i tre gruppi che guidano la classifica dei gestori che hanno conquistato il maggior numero di mandati dai fondi pensione negoziali e detengono anche la maggiore quota di mercato considerando il patrimonio gestito.

Anche lo scorso anno il podio era occupato da queste tre società, ma dall’analisi Mefop (si vedano grafici in pagina) emerge che i gruppi esteri stanno scalando posizioni, segno che i colossi internazionali, dopo essersi accaparrati un quarto del mercato dei fondi comuni, stanno partendo all’attacco dei fondi pensione. Un business che fa gola per la stabilità della raccolta: Tfr e contributi dei sottoscrittori arrivano in automatico alle sgr ogni mese, come in una sorta di piano di accumulo. Su tutti spicca State street global advisors, che oggi detiene una quota di mercato dell’8,24% contro il 3,6% di un anno fa, mentre il numero di mandati è passato da 9 a 11. Una crescita ottenuta grazie ai nuovi mandati affidati lo scorso anno da Cometa (metalmeccanici), il principale fondo negoziale italiano con oltre 5,8 miliardi di patrimonio (sul totale di 23,3 miliardi) e prospettive di crescita annua di 900 milioni di euro. State street ha infatti vinto il mandato bilanciato globale passivo del valore di 525 milioni di euro e il passivo obbligazionario per circa 445 milioni.

Oltre alle gestioni, State street nell’ultimo anno è diventata anche una delle principali banche depositarie per fondi negoziali grazie all’acquisto delle attività da Intesa Sanpaolo. Una strategia di crescita, quella del gruppo Usa, molto aggressiva considerando che è presente in Italia da un anno e ha appena aperto i nuovi uffici a Milano. State street punta nei prossimi cinque anni a raddoppiare il fatturato fuori dagli Usa e l’Italia rappresenta uno dei principali mercati di crescita. Alle spalle di State street si piazza Amundi, con una quota del 6,72%, davanti alle Generali la cui market share è scesa in un anno dall’8,4% al 5,76%. In diminuzione anche quella di Duemme sgr, passata dal 6,9 al 4,94%. Tra i big esteri entra in classifica Halbis capital management, con una quota del 3,27%, specializzato nella gestione attiva basata sui fondamentali e in procinto di cambiare nome dal primo luglio in Hsbc global asset management. Anche in questo caso c’è di mezzo Cometa: la società del gruppo Hsbc si è infatti aggiudicata l’altra metà (525 milioni) del mandato di gestione bilanciato globale passivo vinto da State street. Tra le new entry internazionali c’è da segnalare anche Blackrock, che gestisce per Laborfonds la linea Dinamica e la Bilanciata insieme a Eurizon.

 

La classifica dei fondi negoziali è destinata a cambiare presto dal momento che a novembre scadono i mandati di gestione di due dei tre comparti di Fonchi, il secondo fondo negoziale per dimensioni con 3 miliardi di patrimonio: Stabilità e Crescita, che oggi sono gestiti da Pioneer (Crescita) e da Eurizon, Crédit agricole, Groupama, Pioneer, Duemme, Allianz e State street. Ma il vero banco di prova sarà il 2012, anno in cui scadono i mandati di gestione di oltre 60 comparti di fondi negoziali. Da anni i gestori aspettano inoltre un ampliamento dell’universo investibile grazie alla revisione del dm 703/1996, che disciplina i limiti agli investimenti, a tre anni e più dall’apertura della fase di consultazione sul documento del Mef. Una revisione che non è più procrastinabile secondo Giorgio Valzogher, direttore del fondo pensione Laborfonds. «Per rispondere adeguatamente alle sfide del futuro da parte dei fondi pensione vanno necessariamente ampliate le possibilità di investimento», afferma Valzogher, «alla luce della crisi dei debiti pubblici, per investire i risparmi previdenziali ci vogliono strumenti alternativi alle obbligazioni, non solo per diversificare ma anche per aumentare le performance. Credo in particolare che il private equity possa rappresentare un’area interessante da guardare». Tornando all’analisi dei mandati in corso, è utile sottolineare anche il fenomeno dei gestori ombra: il mandato viene vinto da una società che lo gira quindi in delega a un terzo asset manager. È il caso per esempio di Laborfonds, che ha dato mandato a Ugf ma in realtà il gestore della linea garantita è JP Morgan asset management. Segue invece logiche diverse il mercato dei fondi pensione aperti, in cui la crescita si realizza attraverso i canali distributivi o gli accordi con le aziende. In questo caso a settembre 2010, l’ultimo dato disponibile, la società leader risulta Intesa Sanpaolo con il 22,7% della quota di mercato per patrimonio in gestione. Segue Arca, con il 14,4%, mentre al terzo posto si trovano Allianz eGenerali con il 7% ciascuno. (riproduzione riservata)