La ripresa nel commercio internazionale è stata globale ma con differenze secondo il settore. In quello agro-alimentare e farmaceutico, il commercio è in salita sopra i livelli del 2010.

E’ quanto emerge da un’indagine svolta da Euler Hermes.

“Inoltre, la Cina non è l’unico Paese a beneficiare della ripresa: il Brasile ha guadagnato molto terreno nel settore agro-alimentare e la Corea del Sud nel settore automobilistico. Diversi Paesi industrializzati continuano a essere i leader nei settori automobilistico, chimico, farmaceutico e dei beni capitali “, pone l’accento Wilfried Verstraete, CEO del gruppo Euler Hermes. “Naturalmente, la sfida – continua Verstraete – che questi Paesi stanno affrontando ora, è quella di mantenere la loro quota di mercato di esportazione. Possono raggiungere quest’obiettivo solo migliorando il loro vantaggio tecnologico, il che significa investire sostanzialmente nella ricerca e nello sviluppo”.

 

Settori Agro-alimentare e Beni Capitali

Le esportazioni mondiali del settore agricolo e dei prodotti agro-alimentari sono aumentate di oltre il 20% in valore, tra il 2007 e il 2010, raggiungendo 1.100,00 miliardi di dollari.

– Il Brasile ha registrato una crescita spettacolare delle esportazioni agro-alimentari, in particolare in Cina. Sebbene le importazioni siano aumentate anche in risposta alla forte domanda interna, il Brasile gode di un surplus commerciale in questo settore.

– La Cina – un importatore enorme – ha una bilancia commerciale sempre più in negativo in questo settore, che rischia di aumentare la pressione al rialzo sui prezzi mondiali dei prodotti agricoli.

 Il commercio mondiale di beni strumentali, nel 2010, è tornato a un livello simile a quello del 2007 (circa 1.300,00 miliardi di dollari) in termini di valore.

– In termini di esportazioni, la Germania si conferma il leader mondiale, davanti agli Stati Uniti – che non sono ancora tornati al livello del 2007 – e al Giappone.

– La Cina, la Corea del Sud e il Giappone hanno registrato la più forte crescita delle esportazioni dal 2007 al 2010, rafforzati dalle misure di stimolo economico del 2009-2010. La performance della Cina, in termini di esportazioni verso le Regioni emergenti, la rende un concorrente sempre più temibile per i Paesi europei e per gli Stati Uniti. 

 

La specializzazione e la dipendenza dai settori sono diverse a seconda del Paese.

• L’economia tedesca e quella giapponese sono molto simili. In entrambi i casi, il peso del settore automobilistico e di quello dei beni capitali domina nelle loro esportazioni.

• Il profilo di esportazione della Francia è atipico, con i prodotti chimici e agroalimentari che predominano.
• Il commercio di tecnologia sembra essere uno dei mercati più globali. Tenendo conto della gran parte delle esportazioni cinesi, i beni tecnologi figurano in cima alla lista delle importazioni per la maggior parte dei principali Paesi, in particolare per gli Stati Uniti.

• Anche se sono entrambi Paesi di produzione automobilistica, gli Stati Uniti e la Francia sono importatori del settore. La dipendenza dalle importazioni degli Stati Uniti è attribuibile al calo della produzione interna di fronte alla concorrenza dei produttori giapponesi. La dipendenza della Francia è il risultato della delocalizzazione della produzione di automobili entry level per i Paesi a basso costo di produzione.
• La Cina è estremamente dipendente dalle importazioni nel settore chimico e, sempre più, nel settore agro-alimentare.

 

L’Italia e il mercato export.

 

In uno scenario italiano che registra una crescita economica stagnante, vincono le eccellenze, ha affermato Michele Pignotti, Head of Mediterranean Countries & Africa Region del gruppo Euler Hermes.

Il Made in Italy ha dimostrato una buona capacità di reazione alla crisi, ma non in modo generalizzato: hanno subito minori riduzioni di domanda e redditività le imprese che sono state in grado di attuare processi virtuosi di ristrutturazione prima del 2008, per poi far fronte alle difficoltà dei mercati tradizionali riposizionando le proprie azioni commerciali e gli investimenti verso mercati a maggiore crescita”.

 

Tra i settori che stanno trainando l’export italiano, si segnalano la lavorazione dei metalli (+28,9 %), legno e carta (+ 16,6%), tessile e abbigliamento (+ 15,4) – dato aprile 2011.

Analizzando le imprese assicurate esportatrici, Michele Pignotti ne ha definito l’identikit: società di capitale per il 93% con una struttura finanziaria ancora debole, un fatturato medio di € 16milioni, con esperienza di credit management superiore a 20 anni; competere nello scenario internazionale, infatti, non è una scelta improvvisata.

 

“In questa combinazione di export e competitività “nuova” – conclude Pignotti – l’Italia ha ancora molte carte da giocare. Nella partita il fattore rischio non può e non deve apparire un incubo. I servizi dell’assicurazione dei crediti costituiscono la certezza, anche per il made in Italy, di risultati sicuri e positivi”.