Tra gli episodi al vaglio in vista dell’assemblea sull’azione di responsabilità non c’è solo quello delle consulenze a Consorte e Sacchetti. L’ipotesi di una transazione per ora non è attuale 

di Andrea Di Biase

Non c’è solo la vicenda della consulenza da 18 milioni pagata a Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti ai tempi dell’ingresso dei bresciani in Olimpia-Telecom tra i fatti che i legali di Hopa starebbero vagliando in vista dell’assemblea del 29 giugno prossimo, chiamata a esprimersi in merito all’azione di responsabilità nei confronti di Emilio Gnutti.

 

Sotto la lente dell’avvocato Cesare Zarcone sarebbero finiti almeno altri due episodi legati alla passata gestione i cui risvolti giudiziari potrebbero tradursi in potenziali passività per la società bresciana oppure far emergere eventuali danni al patrimonio della società stessa. Il primo episodio riguarda una controllata di Hopa, la lussemburghese Gpp International. Quest’ultima società, che ai tempi della scalata della razza padana a Telecom era anch’essa azionista della Bell, ha infatti ricevuto nell’autunno scorso un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle entrate per omessa indicazione dei redditi per il 2003 e il 2006. Dal punto di vista fiscale, come precisato dal dg di Hopa, Angelo Facchinetti, nel corso dell’assemblea del 15 dicembre scorso, «la società controllata ha comunicato di aver chiuso un accordo definitivo con l’Agenzia delle entrate. Accordo che riguarda tutti i comportamenti contestati a Gpp» e azzera i debiti in termini di Ires». Tuttavia, come sottolineato sempre in assemblea dall’avvocato Carlo Catenaccio, che assiste alcuni dei piccoli azionisti di Hopa, la Procura di Brescia avrebbe già chiamato a dibattimento Gnutti e ad altri ex amministratori della società. Pertanto ci potrebbe essere il rischio che il procedimento penale faccia emergere ulteriori criticità per la stessa Hopa.

 

Il secondo episodio sul quale i legali della società bresciana vorrebbero vederci più chiaro riguarda invece il fallimento di Shs Multimedia, per il quale l’ex leader della razza padana, assieme ad altri ex amministratori di Hopa, è stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta. La società di Corso Zanardelli, assieme a Gnutti e ad alcuni dei suoi soci storici, era entrata in Shs nel febbraio del 2000 ma ne era poi uscita in seguito a divergenze coi soci fondatori. Ed è proprio sulle modalità di liquidazione delle partecipazioni di Hopa e Gnutti che si incentra l’inchiesta del pm Antonio Chiappani. Secondo l’accusa, infatti, l’operazione come realizzata avrebbe di fatto sottratto al patrimonio della Shs, già gravemente indebitata, alcune partecipazioni in società funzionanti e in buona salute finanziaria. E ne avrebbe anche azzerato il capitale sociale, attraverso la distribuzione di riserve, necessarie a soci storici per riacquistare parte delle azioni di Gnutti & C. L’elenco delle operazioni al vaglio dei legali di Hopa potrebbe tuttavia essere anche più esteso e riguardare almeno l’ultimo quinquennio. Ciò non significa che l’azione di responsabilità sia ormai già decisa. L’ultima parola spetterà ai soci, dove oltre a Tethys (Mittel-Equinox) figurano ancora, con un peso importante, anche alcune istituzioni finanziarie (Mps, Banco Popolare eUnipol su tutti) e dove è ancora presente, pur con una partecipazione residuale, lo stesso Gnutti. Non è escluso, però, che se l’ex raider si farà avanti, possa essere presa in considerazione anche un’ipotesi di transazione. Ma molto dipenderà dalla cifra che eventualmente verrà messa sul tavolo. (riproduzione riservata)