Di Dan Fitzpatrick

The Wall Street Journal Europe

Bank of America pagherà 8,5 miliardi di dollari per liquidare le richieste di risarcimento degli investitori che hanno riportato perdite a causa di titoli garantiti da ipoteca acquistati prima del crollo del mercato immobiliare statunitense.

Si tratta del risarcimento più alto mai pagato fino ad oggi da una società di servizi finanziari.

 

Il valore dell’indennizzo, approvato dal cda di Bank of America lo scorso martedì, supera l’importo dei profitti conseguiti complessivamente dalla banca di Charlotte (Carolina del Nord) dall’inizio della crisi finanziaria del 2008.

L’accordo mette fine a un contenzioso in corso da nove mesi con un gruppo di 22 investitori detentori di titoli garantiti da ipoteca per un valore originario di 105 miliardi di dollari. Tra gli investitori ci sono il colosso della gestione patrimoniale BlackRock, la compagnia di assicurazione MetLife e la Federal Reserve Bank of New York. L’importo concordato coprirà non solo i 22 detentori di alto profilo ma anche tutti gli investitori in 530 emissioni obbligazionarie. Il valore nominale originario di tutte le obbligazioni coperte dall’accordo è di 424 miliardi di dollari.

L’intesa potrebbe incoraggiare gestori di fondi comuni, compagnie assicurative e società di investimento a cercare accordi analoghi con altre importanti banche statunitensi, adducendo che i venditori non hanno rispettato le promesse fatte sulla qualità dei mutui ceduti prima del crollo del mercato immobiliare.

Ieri Bank of America ha annunciato che nel secondo trimestre imputerà un costo di 14 miliardi di dollari per la composizione della controversia e per l’esposizione futura a richieste di riacquisto di mutui ipotecari da parte dei colossi statali dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac e altri investitori privati.

La controversia tra Bank of America e gli investitori è iniziata lo scorso autunno. Questi ultimi avevano inviato una lettera alla banca in cui denunciavano che i titoli acquistati prima della crisi finanziaria da Countrywide Financial, acquisita da Bank of America nel 2008 per 4 miliardi di dollari, erano pieni di mutui rivelatisi di qualità inferiore a quanto assicurato. Gli investitori asserivano, inoltre, che Countrywide non aveva mantenuto una documentazione accurata.

In base all’accordo, Bank of America verserà la cifra in contanti a Bank of New York Mellon, amministratore fiduciario per conto degli obbligazionisti.

La banca americana imputerà l’importo nei conti del secondo trimestre. Il costo al netto delle imposte sarà approssimativamente di 5 miliardi di dollari. Mercoledì Bank of America ha affermato che, a causa dell’accordo, del fondo aggiuntivo e di altri costi relativi ai mutui, pari a 6,4 miliardi di dollari, nel secondo trimestre registrerà probabilmente una perdita netta di 8,6-9,1 miliardi di dollari (pari a 88-93 centesimi ad azione).

I problemi legati ai mutui evidenziano le difficoltà delle grandi banche nel lasciarsi alle spalle la crisi finanziaria e placare i timori degli investitori.

La maxi-transazione può mettere in difficoltà l’amministratore delegato, Brian Moynihan. Secondo fonti ben informate, la banca spera che l’accordo convinca gli azionisti che, a 18 mesi dalla nomina di Moynihan, molti dei problemi ereditati da Countrywide siano lontani.

Le azioni di Bank of America sulla notizia hanno guadagnato, perché gli investitori ritengono che la transazione abbia allontanato una grande pericolo. La somma di 8,5 miliardi di dollari è infatti molto inferiore alle previsioni degli analisti, alcuni dei quali avevano stimato che alla fine la banca avrebbe dovuto pagare più di 50 miliardi di dollari. Ieri nel pre-market le azioni della banca erano in rialzo del 3,5%.

Tuttavia, alcuni investitori potrebbero essere turbati dal pagamento di una cifra così ingente, dopo che lo scorso anno Moynihan aveva annunciato una «lotta quotidiana corpo a corpo» contro gli investitori che chiedevano alla banca di riacquistare i crediti inesigibili e «non limitarsi a una composizione della controversia solo per lasciarsi alle spalle il problema». In una teleconferenza con gli investitori tenutasi a ottobre, Moynihan affermò che la banca avrebbe respinto gli investitori il cui atteggiamento fosse stato: «Ho comprato una Chevy Vega ma voglio che diventi una Mercedes». Il 1° giugno il dirigente ha accennato a un nuovo approccio. «Si arriva a un punto in cui la lotta non serve più», ha affermato durante un’apparizione a New York. A inizio anno, la banca ha affermato che la massima perdita possibile era compresa tra 7 e 10 miliardi di dollari.

 

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