di Mirko Molteni  

Dopo avere rafforzato la sua posizione negli ultimi anni, nonostante la crisi finanziaria globale, Cattolica assicurazioni guarda al prossimo triennio con un piano ambizioso, che prevede per il 2013 il raggiungimento di un utile netto consolidato di 140 milioni, il doppio dei 70 mln del 2010. Grazie a una strategia articolata, che comprende soprattutto razionalizzazione interna ed espansione nelle polizze vita e nelle assicurazioni per le pmi, il gruppo intende far decollare la redditività fino ad arrivare fra tre anni a un payout per azione del 60%, mantenendo il rating A di Standard & Poor’s e facendo scendere il rateo di Solvency II (corrispettivo assicurativo di Basilea) dal 146 al 130%.

«Tutti obiettivi molto ambiziosi», riconosce l’a.d. Giovan Battista Mazzucchelli, «ma alla nostra portata anche senza bisogno di aumenti di capitale». L’assemblea degli azionisti ha già deliberato, infatti, la possibilità di chiedere ricapitalizzazioni fino a 500 milioni di euro, ma Mazzucchelli è fermamente orientato a non sfruttare questa opzione, tenendola come leva di riserva. Anche perché Cattolica ha steso il piano triennale in modo prudenziale, valutando una crescita del pil italiano sull’1,1%. Se andrà meglio, tanto di guadagnato. Nemmeno gli scricchiolii di alcuni paesi Ue impensieriscono troppo. «Rispetto a Grecia, Spagna e Irlanda», spiega ancora l’a.d., «siamo esposti per soltanto il 2% dei circa 12,5 miliardi di portafoglio globale, fra vita e danni, allocato nel mercato». Mazzucchelli fornisce ulteriori ragguagli: «Da certi paesi abbiamo ridotto i nostri investimenti già in tempi non sospetti, quando pochi subodoravano il rischio. Ovviamente speriamo che le cose non peggiorino, ma anche se fosse, non sarebbe un crac greco a farmi decidere di attivare la suddetta opzione da 500 mln di aumento. Lo farei solo per una prospettiva di sviluppo».

Forte dei recenti accordi con Ubi e Banca popolare di Vicenza, il gruppo di Verona intende contare sulle sue risorse, fra cui una rete capillare di agenzie monomandatarie, i cui portafogli medi si aggirano su 1,6 milioni di euro, e che verrà razionalizzata con riduzioni globali di costi per almeno 25 milioni, in parte rivalorizzando il personale, in parte puntando su nuove tecnologie. La visibilità sui mercati e su internet sarà basilare, sancendo la fine di un periodo in cui, come ricorda l’a.d., «siamo rimasti in penombra».