Fari sempre accesi sulla Banca popolare di Milano. È bastato che un quotidiano scrivesse, ieri, che l’istituto francese Bnp Paribas sarebbe interessato alla Popolare milanese (voce seccamente smentita da Bpm in una nota, su richiesta della Consob), per scatenare la caccia al titolo, che ieri, fin dalle prime battute, ha registrato forti scambi e una continua crescita, fino a superare il 12%, per poi chiudere a 1,758 euro, +12,19%.

In realtà, pochi giorni fa, alla banca guidata da Massimo Ponzellini era stata affiancata anche Mediobanca, anche se, in quella occasione, il mercato non ci aveva creduto più di tanto.

Altre voci affermano però che si starebbe anche studiando una soluzione nazionale alternativa che coinvolgerebbe Banca popolare dell’Emilia Romagna (ipotesi rilanciata giovedì in un report di Equita sim). «Sicuramente l’operazione avrebbe molto senso per Bnp Paribas, sia perché Bpm è su quotazioni molto basse e scambia a 0,4 volte il Nav e dunque, anche con un premio corposo, si può immaginare una valutazione inferiore al Nav, sia da un punto di vista strategico.

I francesi stanno infatti cercando di aumentare la loro presenza retail e così otterrebbero circa 800 filiali. Però non ritengo che il deal sia percorribile, dal momento che non è conveniente per i dipendenti-soci di Bpm, che perderebbero il controllo della banca e rischierebbero anche tagli al personale», ha commentato l’analista di una primaria casa d’affari londinese.

Secondo l’analista, «fondamentale sarà vedere l’esito dell’assemblea del 25 sull’aumento di capitale e l’incremento delle deleghe da 3 a 5 indicato da Bankitalia», a cui si oppone l’associazione dei dipendenti-soci Amici della Bpm. «Se quest’ultimo aspetto non verrà approvato, via Nazionale potrebbe reagire e magari potrebbe essere valutata una soluzione italiana». Giovedì, in un report, gli analisti di Equita sim parlavano di una possibile fusione con la Popolare dell’Emilia Romagna. «Considerando l’attuale struttura dell’azionariato e la governance», più che un’offerta cash, per gli analisti di Banca Imi avrebbe più chance di successo un «merger of equals» con una popolare. In ogni modo, ricordano gli esperti, nel 2007 un’operazione con Bper è fallita, «soprattutto per problemi di governance», e «durante l’ultima conference call il management di Bpm ha minimizzato i rumors di un possibile takeover». Anche per Banca Imi il focus resterà sull’assemblea del 25 giugno.

In generale, gli analisti avanzano dubbi sull’ipotesi Bnp Paribas, mentre, nonostante tutto, ritengono più plausibile quella di Banca popolare dell’Emilia Romagna; ma almeno fino a ieri, ha prevalso la speculazione di breve.

Per quanto riguarda le ipotesi di una soluzione di sistema, ovvero l’intervento di altre banche popolari nel capitale di Bpm, per gli analisti sono più plausibili ma è ancora prematuro scommettervi», anche perché alcune popolari sono «nel mezzo di ricapitalizzazioni e dovrebbero mettere nuovamente mano al capitale per sottoscrivere l’aumento di Bpm e in aggiunta non è ancora chiaro cosa possa emergere dal clean up del portafoglio impieghi», concludono gli esperti.