Fondi In Italia sono partite la manovre per conquistare i grandi patrimoni che tornano a investire in hedge. Si inizia dalle fusioni 

di Roberta Castellarin e Paola Valentini

È arrivato il momento delle grandi pulizie per gli hedge fund italiani. Mentre a livello internazionale l’industria degli hedge fund a fine marzo ha toccato il record storico di patrimonio con oltre 2 mila miliardi di dollari in gestione (+43,6% sul 2008), nel mercato tricolore la raccolta, all’indomani della crisi finanziaria, ha avuto una battuta d’arresto e il patrimonio a maggio 2011 è sceso a 11,5 miliardi di euro dai 16 miliardi di fine 2009.

Da qui la necessità per le sgr di trovare soluzioni che permettano di raggiungere masse tali da non rendere antieconomico il business della gestione di fondi alternativi che restano comunque strumenti privilegiati da clienti vip e investitori istituzionali. E così dopo l’ondata di fusioni tra sgr speculative e sgr tradizionali, adesso sono partite la grandi manovre per fondere i prodotti. «Per cogliere anche in Italia un rinnovato interesse da parte degli investitori, l’industria domestica degli hedge fund deve essere in grado di presentare una gamma di soluzioni altamente specializzata e diversificata, masse critiche adeguate all’ottimizzazione dell’attività di gestione e strutture solide e dedicate», spiega Alessandra Manuli, ad di Hedge invest sgr. Che ha appena siglato un accordo di partnership con il gruppo Albertini Syz per la fusione dei fondi di fondi hedge di Albertini Syz sgr (Multistrategy e Innovation) in uno dei fondi principali di Hedge invest, l’Hedge invest global fund.

Nell’intesa rientra anche una collaborazione nella distribuzione dei fondi Hedge invest. «L’accordo consentirà ai nostri clienti di accedere alla gamma di prodotti di Hedge invest», spiega Alberto Albertini, a.d. di Banca Albertini Syz. Hedge invest global fund (fondo di fondi hedge multistrategy con particolare focus sulle strategie long/short equity ed event driven e un patrimonio di 210 milioni di euro), che ingloberà i fondi di fondi Multistrategy e Innovation con asset per circa 130 milioni di euro, è stato lanciato nel dicembre 2001. Il comparto ha avuto un rendimento cumulato dall’avvio a fine aprile 2011 pari al +67%, al netto di fee, rispetto al +11,96% dell’Msci world al lordo di fee. Dalla classifica delle performance a cinque anni (dal maggio 2006 a fine aprile 2011) elaborata da Mondohedge emerge che proprio Hedge invest global fund è il primo tra i multistrategy con un +18,55% (tabella in pagina). Quanto al 2011, i rendimenti definitivi degli indici evidenziano performance positive. Ad aprile il Dow Jones Credit Suisse hedge fund index ha guadagnato l’1,8% (da inizio anno +4,05%). Spiega Dino Colacicco, portfolio manager di Farad i.a.: «Ad aprile c’è stato un deciso rimbalzo per i mercati azionari dopo la debolezza causata dal terremoto e tsunami e dalla crisi nucleare tuttora presente in Giappone. Ma se la crisi nucleare è un fattore con il quale si dovrà fare i conti per tutti gli anni a venire con probabili mutamenti delle politiche energetiche mondiali, gli effetti del terremoto sembrano essere stati già riassorbiti perlomeno a livello psicologico. Analogo discorso vale per l’area nord-africana dove, nonostante le tensioni tuttora presenti, i mercati sembrano già aver spostato il proprio focus verso altri obiettivi come il debito su paesi periferici». Nel periodo gennaio-aprile l’Msci World ha chiuso infatti in positivo con un +4,02% (da inizio anno +8,48%) trainato dai listini americani DowJones, +3,98% (+10,65%), e da S&P500, +2,85% (+8,42%). I gestori hedge hanno cavalcato il rimbalzo dei mercati azionari grazie a un rapido incremento dell’esposizione lorda per trovarsi sovrappesati a fine mese. In questo scenario la strategia long/short equity ha realizzato un +1,7% (+4,02%). Mentre hanno brillato i managed futures con il +5,40% (+4,29%). Aggiunge Colacicco: «I programmi automatici hanno ben funzionato grazie a trend stabili che hanno toccato la maggior parte degli asset». Dal canto loro i gestori global macro hanno archiviato il mese con il +2,46% (+3,13%).

Intanto a maggio c’è da registrare la perdita del 6% di Advantage plus di John Paulson, il terzo maggior hedge fund al mondo con asset per 9 miliardi di dollari. Ma il fondo ha già abituato i sottoscrittori a rendimenti volatili. Il comparto nel 2007 fece la fortuna dei suoi investitori con un rendimento del 158% scommettendo contro i mutui subprime Usa, mentre nel 2010 ha reso il 17%. Paulson continua ad avere una visione ottimistica sull’economia Usa e sui mercati azionari in un momento in cui invece molti dei suoi colleghi hanno iniziato a ridurre l’esposizione ai mercati. Secondo il money manager il mercato azionario Usa può salire quest’anno del 40% dai livelli di fine marzo. La perdita di maggio fa sì che da inizio anno l’hedge di Paulson, specializzato sulla strategia event driven, registri un -7,6%. Ma gli analisti di Credit Suisse private banking danno un giudizio neutrale verso questa strategia. Si legge nello studio della banca svizzera: «Nella ricerca di occasioni di investimento i money manager si stanno spostando verso emittenti europei. Ma a causa del restringimento degli spread le opportunità d’investimento sono diventate rare. Peraltro molti emittenti devono rifinanziarsi e il rischio di notizie negative è in aumento, mentre le probabilità di performance sopra la media sono limitate. Abbiamo abbassato il giudizio sulla strategia e consigliamo di investirci quando si allargheranno gli spread.

 

Per gli analisti del Credit Suisse private banking uno scenario di mercato difficile favorisce gli hedge fund global macro: «Nella prima metà di maggio gli hedge fund hanno ceduto una parte dei profitti di aprile sulla scia della correzione dei mercati azionari e delle commodity». In base alle anticipazioni di Hfr, a maggio l’indice Hfri fund weighted composite ha ceduto l’1,28% e il rendimento da inizio anno si è ridotto al +1,92%. «In ogni caso il nostro parere strategico sugli investimenti alternativi resta decisamente positivo, nella convinzione che la ripresa economica strutturale e globale venga confermata. Sono in modo particolare i crescenti rischi sistemici a offuscare un clima altrimenti generalmente positivo. Visto che le strategie di trading tattico, quali i fondi global macro, offrono agli investitori rendimenti non correlati e una certa protezione al ribasso in fasi di mercato difficili, esse si rivelano una presenza molto utile in un portafoglio sovresposto alle azioni», spiega il Credit Suisse. La ricerca del gruppo elvetico sottolinea anche che in base ai dati Eurekahedge la raccolta netta totale degli hedge fund nei primi quattro mesi del 2001 ha superato quella dell’intero 2010. (riproduzione riservata)