Ventinove banche italiane finiscono nel mirino di Moody’s. L’agenzia ha comunicato ieri in serata di avere messo sotto osservazione per una possibile revisione al ribasso i rating di 16 istituti di credito del Belpaese, dopo l’analoga decisione già presa per l’Italia il 17 giugno scorso. Non solo: Moody’s ha modificato in peggio, da «stabili» a «negative», le prospettive sul rating a lungo termine di altre 13 banche italiane di importanza non sistemica, riflettendo così le «pressioni» sul merito di credito. Secondo l’agenzia statunitense, infatti, i gruppi con un rating a doppia o singola «A» sarebbero «sensibili anche a piccoli cambiamenti nel merito di credito del governo e nella sua capacità di supportare il sistema bancario del Paese».
Nel dettaglio, le 16 banche prese di mira, i cui rating a lungo termine sono stati posti in revisione, sono Intesa Sanpaolo (con le controllate Banca Imi e CariFirenze), Monte dei Paschi (Siena e la controllata Mps Capital Services), Cassa Depositi e Prestiti, Banco Popolare, Bnl, Cariparma e Friuladria, Banca Carige, Banca Sella, Cassa di Risparmio di Bolzano, Cassa di Risparmio di Cesena, Banca Padovana Credito Cooperativo, Cassa Centrale Banca, Cassa Centrale Raiffeisen e l’Istituto Servizi Mercato Agroalimentare. Per alcune di queste, poi, tra cui spiccano per dimensioni Mps, Banco Popolare e Carige, sono stati messi sotto osservazione anche i rating a breve termine. Quanto ai 13 istituti le cui prospettive sul rating a lungo termine sono state portate da «stabili» a «negative», si tratta di Ubi Banca, Credem, Credito Valtellinese, Bancaperta, Banca delle Marche, Italease Banca Agrileasing, Banca Popolare Alto Adige, BancApulia, Banca Popolare di Cividale, Banca Tercas, Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti e la Banca Popolare di Spoleto.
Unicredit e Popolare di Milano, al pari di altri istituti di minori dimensioni come Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Volterra, non compiaono in alcuna di queste liste perché i loro rating sono già sotto osservazione per un possibile taglio.
Da ricordare che il 17 giugno, Moody’s aveva annunciato la decisione di collocare il giudizio «Aa2» dell’Italia sotto revisione in vista di un possibile downgrade. Tra le principali motivazioni alla base del provvedimento, l’agenzia di rating aveva indicato la «debolezza macroeconomica strutturale» e «la probabile risalita dei tassi di interesse».